Piero Chiambretti dice la sua in merito alla vendita de La7 a Umberto Cairo, dalle pagine de La Stampa. Manca ancora la firma tra quest’ultimo e Ti Media ma l’ex conduttore è sicuro che l’imprenditore sia in grado di mettere in sesto i conti del terzo polo:
Cairo è uno molto meticoloso. Segue tutto. Anche gli scontrini dell’autostrada sul pullman del Torino. Se si rompe la fotocopiatrice, la porta a riparare e va a comprare le cartucce. Ecco, se serve uno che controlli i conti, lui è quello giusto. Ci sono programmi che avevano costi alti e non sono rientrati delle spese, contrariamente a ogni previsione. Già non perdere è ormai una vittoria.
E aggiunge:
Prima certezza: conosce a fondo il mercato pubblicitario, sa quello che funziona e quello che non funziona. Seconda certezza: è un imprenditore dell’informazione, quindi una rete televisiva rappresenta oggettivamente per lui un valore aggiunto.
In quanto alla libertà di informazione Chiambretti non se la sente di mettere la mano sul fuoco, ma…
Non so se ci sono delle ombre lunghe. La forza dell’emittente è che è la rete dell’informazione alternativa. Abbiamo visto che la svolta generalista non funziona. Su La7 va forte l’informazione, meglio se spiazzante. E allora: perché dovrebbe togliere punti di forza, rischiando di perdere soldi? Sapendo che in tv perdere soldi significa perdere indipendenza.
L’arrivo di Cairo riaprirà il rapporto lavorativo (bruscamente interrotto in passato) tra Piero Chiambretti e La7? Sì, a una condizione: non deve esserci di mezzo Giovanni Stella:
Se la rete diventa granata, e dopo che è andato via il presidente Giovanni Stella detto “er canaro” che mi caccio, ci tornerei. A fare una tv senza parolacce, ma nemmeno buonista. Buonista: che lascia intendere di essere buona. Ma non lo è.
Noi rimpiangiamo i tempi di Markette, quando nella seconda serata della tv italiana Porta a porta aveva una folta concorrenza.