Il boom delle piattaforme di streaming e la diffusione degli smart TV ha rivoluzionato il modo di intendere la televisione, portando gran parte del pubblico a preferire i servizi on demand a quelli tradizionali. Secondo le emittenti generaliste, tuttavia, sono le stesse aziende produttrici di apparecchi televisivi a mettere sempre più in evidenza le proposte che circolano via web penalizzando i canali presenti sul digitale terrestre: è per questo motivo che l’Agcom è intervenuta avviando delle consultazioni su questo argomento. Cosa potrebbe dunque cambiare nei prossimi mesi?
Il successo delle piattaforme digitali
Reti internet sempre più veloci, sia da dispositivi fissi che mobili, e servizi di streaming in grado di offrire ampi cataloghi di contenuti multimediali sono tra le novità più importanti di questi ultimi anni nel mondo digitale. Come dimostrato infatti dai dati relativi ai fatturati generati e al numero di utenti che ne fanno uso quotidianamente, la televisione on demand piace sempre di più: sono infatti ormai più della metà – per la precisione il 58% – le famiglie italiane che risultano abbonate ad almeno una piattaforma di streaming, per una variazione in aumento del +10% rispetto solo al 2020.
L’importanza delle tecnologie di streaming, peraltro, risulta evidente anche in altri comparti, a partire dall’industria musicale, che ben prima di quella cinematografica e televisiva è stata colpita dal cambiamento, e da quella dei videogiochi, che online ha trovato un nuovo modo di approcciare curiosi e appassionati proponendo sia giochi di ultima generazione come i MOBA che rivisitazioni di grandi classici delle sale, con tanto di guide e approfondimenti utili per i neofiti, per esempio su cos’è il Blackjack 21+3 o su come giocare le carte giuste nelle varie situazioni.
Con quote di mercato in continua crescita, le piattaforme di streaming video hanno attirato nel tempo anche le attenzioni degli stessi produttori di smart TV, che hanno lavorato non solo per includere la possibilità di accedere direttamente ai contenuti online ma anche per rendere questa opzione più facile da raggiungere anche per i meno esperti. Questa scelta, tuttavia, non viene vista di buon occhio dalle emittenti generaliste, che la considerano penalizzante nei confronti della loro offerta.
Canali generalisti penalizzati? Interviene l’Agcom
Ad analizzare il problema sollevato dalle emittenti che si occupano delle trasmissioni su digitale terrestre è in queste settimane l’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che allo scopo di tutelare tutte le parti in causa e di favorire la libera concorrenza sul mercato ha avviato una consultazione in merito a questo tema.
In particolare, il garante intende obbligare i produttori a rendere facilmente individuabile in home page la presenza dei canali generalisti come Rai, Mediaset e La7, ma anche radio ed emittenti locali, così che il consumatore possa scegliere in maniera più consapevole tra questi e le piattaforme a pagamento alle quali potrebbe essere abbonato.
Per ottenere questo risultato, viene previsto l’obbligo di utilizzare delle icone ben riconoscibili che rimandino alle varie emittenti nazionali e locali, alle stazioni radio e ai canali tematici, tutto ciò allo scopo di favorire il pluralismo e la libertà di espressione.
Il cambiamento, secondo le linee guide dell’Autorità, potrà riguardare anche i telecomandi, dal momento che questi dovranno essere dotati di tasti numerici che permettano di selezionare i canali digitali in modo rapido e facilmente accessibili a tutti.
Questi passaggi, a detta del garante, si rendono necessari per garantire a tutti gli operatori pari opportunità, evitando che i nuovi smart TV possano favorire le piattaforme di streaming rispetto ai servizi tradizionali: se è vero che in molti già preferiscono le opzioni on demand per gli indubbi vantaggi in termini di varietà, qualità e accessibilità, non va infatti sottovalutato il fatto che si tratta quasi sempre di servizi a pagamento, ai quali non tutti intendono abbonarsi. Proprio per lasciare la massima libertà di scelta diventa dunque importante mettere sullo stesso piano le varie possibilità, facendo sì che dal telecomando e dallo schermo emergano tutti gli elementi utili per la selezione dei canali.
Trattandosi solo di una consultazione pubblica, gli obblighi indicati non sono ancora in vigore ma è stata lasciata aperta la possibilità, per gli operatori sul mercato, di rispondere a quanto espresso dal garante e proporre soluzioni alternative a quelle descritte. Nel giro di poche settimane potremmo dunque avere un quadro più preciso e capire se davvero cambierà qualcosa sugli apparecchi che verranno commercializzati: una novità che, in caso di conferme, avrà sicuramente un impatto importante sulle scelte dei maggiori player di settore, sia dal punto di vista dei software che degli hardware utilizzati.