Nella quarta puntata di Fuori Luogo, in onda lunedì 1 agosto alle 23.50 su Rai 1, Mario Tozzi va nella pianura Pontina, un territorio del Lazio a pochi chilometri da Roma che un tempo era la più grande foresta di pianura d’Europa.
La Pontina un tempo era l’Amazzonia italiana con ben 11.000 ettari di foresta costiera, una zona umida che oggi sarebbe considerata preziosa e verrebbe protetta gelosamente anche per contrastare i cambiamenti climatici, ma che quasi un secolo fa venne cancellata per sempre dalla bonifica del regime fascista.
Si trattò di un’opera necessaria o fu piuttosto un grave errore dell’uomo nei confronti dell’ambiente? Sicuramente quello è stato il più grande massacro di alberi mai perpetrato in tutto il continente europeo. Un danno ambientale paragonabile oggi al disboscamento della foresta amazzonica.
La prima tappa del viaggio nella pianura Pontina è Latina, città di fondazione del periodo fascista e simbolo della colonizzazione e dell’urbanizzazione di tutto quel territorio.
Aiutandosi con uno speciale strumento, un vetrino prospettico che consente di disegnare sulle linee del paesaggio, si cerca di capire come si è formata questa grande pianura e come nei secoli si è trasformata in palude.
Raggiunto il Parco del Circeo, si può vedere come si conserva ancora oggi un piccolo lembo dell’antica palude. Ma quell’ambiente selvaggio era anche malsano per l’uomo, lì regnava la malaria e i pochi che ci abitavano vivevano in condizioni ai limiti dell’umano.
Grazie a esperimenti realizzati in piazza tra la gente, si cerca di capire perché fossero così pericolose le sabbie mobili presenti nella zona e anche come si comportano i vari tipi di terreno a contatto con l’acqua e qual è il loro grado di permeabilità.
Dopo i lavori di bonifica, la palude venne completamente prosciugata, grazie soprattutto allo scavo di chilometri di canali, divenne terreno da coltivare, uno dei campi più fertili per la battaglia del grano di Mussolini.
Oggi la pianura Pontina è un territorio che basa il proprio equilibrio su una continua manutenzione dei canali e degli impianti idrovori, come quello di Mazzocchio, che ogni giorno scongiurano il rischio di nuovi allagamenti.
E rimane comunque una regione con una forte vocazione agricola. Nel tempo, però, qui sono state impiantate nuove coltivazioni, come quella del kiwi, che hanno bisogno di tantissima acqua. Ma questo territorio che gli uomini continuano a prosciugare è ancora in grado di fornire tutta l’acqua necessaria?
Il viaggio si conclude nella città costiera di Sabaudia, che conserva intatto ancora oggi tutto il fascino dell’architettura razionalista.
In questo scorcio di costa meravigliosa sotto il promontorio del Circeo oggi, però, un’economia basata fondamentalmente sul turismo sta mettendo a rischio l’ambiente naturale della duna con una speculazione edilizia che risponde a pressanti esigenze di mercato.