Romanzo Familiare è il nuovo preserale condotto da Arianna Ciampoli e Antonio Soviero sulla tv cattolica Tv2000. Ogni pomeriggio, alle 18.30, un ventaglio di nuclei familiari si raccontera attraverso la tecnica del video-diario, convogliando le loro storie nell’unico programma quotidiano della televisione italiana interamente dedicato alla famiglia. Ne abbiamo parlato con la conduttrice.
Parliamo di Romanzo familiare: come sta andando?
Bene, è una bella esperienza. Romanzo familiare è un modo per raccontare e conoscere questo paese. Lo conosciamo in diretta attraverso le famiglie che rappresentano l’Italia di oggi. Le nostre telecamere le seguono nella loro quotidianità ed esce fuori uno spaccato di vita molto interessante. Possiamo notare delle realtà diverse, a volte anche sorprendenti: delle piccole o, se vuoi grandi, rivoluzioni culturali.
Qual è la famiglia che ti ha colpito di più?
Non saprei dirti la famiglia perché faccio fatica a ragionare per nuclei o famiglie. Posso dirti i singoli che mi hanno colpito. Per esempio Giorgio, il piccolo della famiglia di Albenga, che ho ribattezzato “il filosofo”. Lui stima molto Pinocchio perché ha abbandonato la scuola; sostiene che tutto quello che è legato alla scuola diventa un incubo. E io, per questo, Giorgio lo adoro (ride, ndr). Mi ha colpito molto anche Piera, la madre della famiglia di Calascibetta, in provincia di Enna, che è la comandante dei vigili urbani di questo paese. E’ una donna che punta all’autonomia e all’indipendenza e sogna questi ideali per le sue figlie. Poi, invece, saliamo a Piacenza e troviamo una signora che sostiene che la donna debba stare a casa a prendersi cura dei figli ed il marito debba andare a lavorare.
Gli esatti opposti.
Esatto. E’ una piccola rivoluzione, si rompono gli schemi e le idee comuni.
Possiamo definirlo lo spin off di Formato Famiglia, che conducevi già con Antonio Soviero sempre su Tv2000?
In realtà è veramente diverso. Formato famiglia era più un talk, una riflessione su dei temi prestabiliti con degli esperti. Romanzo Familiare è proprio un modo diverso di fare tv. Le famiglie si raccontano e le filmiamo durante la settimana.
Lo definiresti un reality show?
No. Se si parla di reality, viene in mente il Grande Fratello che è una cosa totalmente diversa dalla nostra. E’ vero che anche il nostro è un modo per raccontare la vita delle persone, però a differenza degli altri programmi, non c’è una mediazione fatta da espedienti o sensazionalismi. Da noi non deve succerdere per forza qualcosa per far alzare lo share: non abbiamo bisogno di creare il caso. Il nostro è un racconto che non sappiamo dove ci porterà.
Come è il rapporto con Antonio Soviero?
Questo è il terzo anno che collaboriamo insieme. Con Antonio mi trovo benissimo. Io sono un po’ un disastro, sempre affannata ed in ritardo. Lui invece mi instrada, è la parte più razionale e precisa. Bisogna ammettere che vizia anche tutta la redazione portandoci dei deliziosi dolci. E’ anche un ottimo cuoco.
Negli ultimi anni hai lavorato sia a Tv2000 che a Rai Tre. Due realtà molto diverse…
Cominciamo bene e Romanzo Familiare sono due trasmissioni completamente diverse. A Tv2000 ho fatto, per quattro anni, la trasmissione che ho amato di più che si chiamava 1X1: un programma per ragazzi e con i ragazzi. In studio avevamo 20 ragazzi delle superiori e li abbiamo ascoltati su qualsiasi argomento. E’ stata la “mia” trasmissione. Quindi a fare la differenza è la trasmissione e non la rete.
Se dovessi scegliere tra lavorare a Tv2000 o alla Rai, cosa sceglieresti?
Non posso scegliere a priori. Sceglierei il programma in cui mi riconosco di più.
Qual è il programma che ti piacerebbe condurre, allora?
Quelli che sto facendo mi piacciono già molto. Poi mi piacerebbe realizzare un contenitore che ancora non c’è in tv: dovrei avere il coraggio di proporlo. Però mi sento già bene con quello che faccio ed è una fortuna perché a volte ho fatto programmi che non mi appartenevano.
Per esempio?
Alla fine tutto mi ha dato qualcosa. Quindi sarei ingiusta a dire quale programma non mi apparteneva.. o forse non ho il coraggio di dirlo (ride, ndr). Però è successo che alcuni programmi non li sentivo miei. Sono consapevole che potrebbe riaccadere anche nel futuro, ma non avrei il coraggio di rifiurare un’ipotetica trasmissione: è il mio lavoro.
Quindi accetteresti qualunque cosa?
No, qualuque cosa no perché credo di aver conquistato la libertà di poter scegliere. Però io ho un mutuo da pagare (ride, ndr). Questo è un lavoro in cui devi metterci la faccia e l’anima. Quindi è chiaro che farei molta fatica a fare cose in cui non mi riconosco. Però, forse, oggi avrei il coraggio di rischiarmela e di provarci.
Nel corso della tua carriera ti abbiamo visto cimentarti in molte tipologie diverse: dalla tv dei ragazzi (con Solletico e La banda dello Zecchino), alla religione (con A sua immagine), passando per l’approfondimento (La vita in diretta e Cominciamo bene).
La domanda è: “Sei un po’ schizofrenica?”.
(ridiamo, ndr). No, la domanda è più banale. In quale trasmissione ti sei sentita più a tuo agio?
Peccato, avrei risposto si. Riuscivo a passare dai bambini, con cui avevo a che fare dal lunedì al venerdì, alla religione la domenica. Però in questo modo ce l’ho fatta. Ho sempre bisogno di toccare tante corde, altrimenti mi sento in gabbia e mi annoio. Più riesco a variare e più mi sento bene. Però la domanda era un’altra (ridiamo, ndr).
Era: “Dove ti sei sentita più a tuo agio?”.
Adesso mi trovo molto più a mio agio rispetto a prima. Probabilmente perché sono cresciuta e per me è significato essere sempre più consapevole di quel che sono. Anche televisivamente sono molto diversa. Ma il punto, per me, non è fare la televisione.. ma fare delle cose in cui mi riconosco. Non mi serve starci tanto per starci. Sono sei anni che ho la fortuna di fare cose in cui mi riconosco.
Speriamo continui questa fortuna..
Speriamo!! (ride, ndr). Io sono una precaria, di extralusso, ma sono una precaria. I contratti vanno avanti di 6 mesi e mesi. Quindi speriamo bene.
Il tuo primo amore, però, è stato la radio. Che ricordo hai delle tue prime esperienze?
Avevo 15 anni, ero una bambina e giocavo a fare la radio a Pescara. Ripensandoci mi faccio molta tenerezza. Dicevo continuamente “mo” e infatti quando sono arrivata in televisione, a Tvdonna nel 1992, mi hanno detto: “Arianna: si dice adesso, ora.. non mo’”. Ma io facevo veramente fatica a comprendere. Ero una capra (ride, ndr).
Ultimamente sei tornata in radio: a Radio 1.
Mi sono sentita come una bambina al luna park. Mi sento sempre come se fossi graziata: è la mia forza e la mia debolezza allo stesso tempo. Però sto cominciando a capire che questo è il mio lavoro!
grazie x l’intervista veramente bella,peccato ke nn avete kiesto nulla del privato,anke se conoscendola forse nn avrebbe risposto….