Non più Comizi D’Amore, ma Servizio Pubblico. Questo sarà il titolo del nuovo programma di Michele Santoro che debutterà il prossimo 3 novembre su Sky, su un circuito di tv locali e sul web. Il conduttore, intervistato da Radio24, ha anche parlato della Rai, del mancato accordo con La7 e del rapporto tra politica e informazione.
Santoro ha esordito, togliendo il dubbio sul titolo del suo prossimo programma:
La trasmissione si intitolerà “Servizio pubblico”, credo di sì. Oggi scioglieremo questo dubbio. “Servizio pubblico” sta avendo un grandissimo successo, ma l’intenzione di fare un omaggio a Pasolini rimane e quindi qualcosa faremo.
Michele Santoro ha anche parlato del suo rapporto con la Rai:
Dirmi che non mi rivedrete più in Rai mi sembra una maledizione. Ciò che stiamo facendo è anche un atto d’amore nei confronti del servizio pubblico. L’ho detto e lo confermo, io sono della Rai ma non potevo continuare a lavorare contro la volontà del mio editore. Io non solo dovevo lavorare e fare profitti ma poi dovevo difendermi coi miei soldi dalle aggressioni che l’azienda mi faceva, usando i soldi che noi stessi avevamo portato nelle loro casse. Un paradosso insopportabile. Era uno stress psicologico enorme.
Sul mancato accordo con La7, Santoro si è espresso così:
Con La7 al momento dell’accordo è venuta fuori una richiesta di poter sottoporre ogni nostra azione della trasmissione a verifiche del loro ufficio legale. Questo in violazione dei contratti che tutelano l’autonomia dei giornalisti.
Michele Santoro ha anche parlato del rapporto tra politica e informazione:
Solo in Italia si considera la politica arbitro dell’informazione. La prima cosa da fare per rendere l’Italia un Paese normale è allontanare i politici dall’informazione. Finché noi giornalisti non ci indigneremo per questo vuol dire che saremo in una condizione di semilibertà.
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