Da questa mattina su Raitre torna l’appuntamento per i più giovani dedicato alla musica classica, torna Il Gran Concerto: il programma, scritto da Raffaella Carrà e Sergio Iapino (che firma anche la regia) e condotto da Alessandro Greco, terrà compagnia ai telespettatori per dodici puntate (ogni sabato alle 10.25) e uno speciale, il giorno di Natale in prima serata, offrendo quarantacinque minuti di grande musica di ieri e di oggi grazie all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Alessio Milani, raccontando aneddoti legati al mondo delle sette note in maniera originale e mai noiosa, dando voce alle centinaia di bambini che riempiranno l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino e agli ospiti, cantanti lirici e ballerini.
Nella quarta edizione, si darà spazio anche alla musica lirica, alle colonne sonore e alle commedie musicali più famose e soprattutto, si faranno esibire i giovani talenti provenienti dai conservatori italiani.
Raffaella Carrà dice:
E’ un programma ‘interattivo’ umanamente straordinario per l’impegno e la passione di tutti. Di Alessandro che fa da ‘ponte’ tra due mondi, dei musicisti dell’Orchestra Rai che hanno dato tutto in questa operazione culturale, impegnandosi per far ‘vibrare’ e divertire i bambini, tornando essi stessi bambini, e dei più giovani che non sono solo spettatori, ma vivono il programma, salgono sul palco e, grazie alle ‘magie’ di sarti, truccatori e costumisti Rai, diventano protagonisti. E’ un modo di proporre un modello Io credo che la tv non debba educare, ma dare modelli che abbiano in sé una positività tale da indurre a copiarli. Porgere la musica classica in modo gioioso e che non annoi è il segreto di questo programma e la presenza degli adulti, davanti alla tv, è fondamentale. C’è bisogno che i genitori siano incuriositi da questo programma per portare i propri figli per mano verso la grande musica. E con Il Gran Concerto mi sembra di fare la tv di un tempo: quella capace di ‘parlare’ con i telespettatori.
Alessandro Greco aggiunge:
Quando abbiamo cominciato, nel 2008, sono stato chiamato da Raffaella Carrà e da Sergio Iapino che volevano parlarmi di questo progetto e, di istinto, la risposta è stata ‘assolutamente sì’. Perché il rapporto personale e il connubio professionale sono tali che a loro andava detto soltanto ‘sì’, anche per un debito di gratitudine e di riconoscenza per avermi portato in tv nel ’97. Ma, a parte questo, quando mi hanno parlato del Gran Concerto ho avuto subito la percezione di come questo programma potesse essere importante per la mia carriera, per il mio curriculum e per la mia formazione di conduttore: c’è sempre da imparare e ho imparato – ancora di più attraverso il Gran Concerto – che la buona televisione esiste e che con il coraggio e l’impegno da parte di tutti si può continuare a proporla ai telespettatori.