Qualche giorno fa il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, intervistato da La Repubblica, aveva rilanciato l’idea di vendere la Rai:
Dobbiamo adottare da subito dei tagli allo Stato, mi pare che i ministri siano stati molto indulgenti con se stessi e abbiano chiesto molto di più agli altri. Ma soprattutto invoco di essere coerenti: dobbiamo mettere in vendita la RAI, le Poste e parte del patrimonio immobiliare pubblico. Liberarci di asset pubblici, trasformare in realtù la nostra idea di fondo che è meno Stato e più societù, questo vuol dire rispettare l’identità del nostro partito. Oggi una Rai pubblica non ha più senso: messa sul mercato, è un’azienda che troverebbe acquirenti al volo – faccio un nome a caso, Murdoch – e che potrebbe rendere tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Vedo solo vantaggi: via il canone, stop alle polemiche con i Santoro e i Floris…
Il presidente della commissione parlamentare di vigilanza Sergio Zavoli non è contrario alla privatizzazione, ma (fonte Il fatto):
a condizione di salvaguardare a priori la funzione del servizio pubblico, restituendogli i valori da cui nacque e il rigore di cui per anni si è nutrito. Sarebbe un’ulteriore grave perdita per gli equilibri già precari del mercato se venisse meno la voce di un servizio pubblico restituito all’identità e all’efficacia civile, culturale ed etica del suo ruolo.