E’ iniziata l’attesa per quello che potrebbe essere l’evento più grave del 2009 per lo show business americano: lo sciopero degli attori a quasi un anno da quello degli sceneggiatori. In queste ore la SAG (Screen Actor Guild), il sindacato degli attori Usa che ha rotto le trattative con l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) associazione dei produttori, sta decidendo dopo un incontro all’Harmony Gold Theater di Hollywood, come comportarsi considerato che le “anime” interne al sindacato hanno un parere tutt’altro che unanime, circa lo svolgersi dell’agitazione.
Sono diversi i fattori che potrebbero influenzare il voto a favore o contro la decisione di scioperare, considerato che deve essere raggiunta la maggioranza del 75% dei votanti perché si possa procedere. Il punto è proprio questo: quanti membri della SAG andranno a votare? Ben 44 mila di loro sono iscritti anche all’AFTRA altro sindacato che di recente ha ratificato l’accordo e quindi non avrebbero molto interesse verso uno sciopero che di fatto li danneggerebbe . Se si considera poi che il 90% dei membri SAG guadagna non più di 28 mila dollari l’anno, mentre solo una minoranza vive esclusivamente del lavoro d’attore, mentre gli altri possono essere considerati “occasionali”, che interesse avrebbero questi ultimi a bloccare l’attività lavorativa?
L’argomento spinoso portato avanti da più parti contro l’ipotesi di sciopero, è la grave crisi in cui riversa l’economia americana che di tutto avrebbe bisogno, tranne che di ulteriori e deleterie agitazioni, oltre alle accuse che la Unite for Strenght, una delle due correnti interne alla SAG, muove da sempre a Membership First, di cui fa parte il presidente del sindacato Alan Rosemberg, di non aver mai fatto davvero il possibile per concludere un accordo con l’AMPTP.
Altro fattore che potrebbe incidere sulla decisione di procedere o meno allo sciopero, il periodo festivo che indurrebbe molti a disertare le urne ma, paradossalmente, una bassa affluenza potrebbe favorire i leader della SAG. Con un minor numero di partecipanti al voto sarebbe più facile superare la soglia del 75% necessaria per l’autorizzazione a procedere. Secondo un recente sondaggio solo il 10% degli iscritti andrebbe a votare e tra loro la maggioranza chiede un accordo migliore.
Intanto è assai improbabile che come accadde l’anno scorso con lo sciopero degli sceneggiatori, l’agitazione vada ad influire sulla cerimonia dei Golden Globes dell’11 gennaio, questo perché i tempi di formalizzazione andrebbero oltre tale data, mentre se dovesse essere deciso per il si, allora in grave pericolo sarebbero gli Oscar di marzo.