Bastano pochi particolari per trasformare una buona pellicola in una alquanto scadente. E’ il caso di Bastardi, il primo film diretto dal regista esordiente Andrés Arce Maldonado (che vista la sua inesperienza è stato affiancato subito dal direttore della fotografia), che inizialmente pare un bel film, un Ocean’s Eleven di casa nostra, ma che ci mette poco (a causa di alcune scene e storie inutili) a peggiorare.
Bastardi nasce come celebrazione del poliziottesco all’italiana anni settanta e finisce per essere un film dall’idea buona, il cast decente, ma la realizzazione scarsa.
In Sicilia, due famiglie rivali, Iuvara e Patene, hanno un motivo in più per odiarsi: in una gara moticlistica on the road , per conquistare il cuore di Lenka (Eva Henger), Luca Iuvara(Massimiliano Caroletti) butta fuori strada Alessandro Patene(Diego Conte), che muore. Il padre, Sante Patene(Don Johnson) , per non vendicarsi, chiede a Don Alfonso(Enrico Montesano) di fissare un incontro con i suoi acerrimi rivali per poter proporre a Rene Iuvara (Franco Nero) e a sua moglie Carmen(Barbara Bouchet) di rubare la corona di Re Manfredi in cambio della vita del figlio. L’unico che può aiutare la famiglia nel furto del secolo è Il Gatto(Giancarlo Giannini) un abilissimo e imprendibile ladro, fratello di Rene.
Il soggetto non è affatto male, eppure il risultato lascia a desiderare, complice alcuni aspetti senza senso: l’assegnazione a Massimiliano Caroletti (produttore cinematografico) un ruolo così importante nel film (veramente ridicolo quando va a liberare la figlia di Lenka); la storia buttata a casaccio della ragazza che ha perso la memoria (una quasi sufficiente Miriana Trevisan); la storia abbozzata qua e là dell’agente che insegue il Gatto (una sufficiente e piacevole Randi Ingerman); una serie di scene con battute di quart’ordine (la Bouchet, dall’italiano discutibile, che minaccia Montesano con un coltello da dolce; il dialogo fra la figlia illegittima di Rene e la ragazza de Il Gatto); la poeticità della bambina mendicante ridotta a macchietta e svuotata di ogni significato); Don Johnson (Doveva esserci Depardieu) che non regge la parte nonostante il fisico massiccio.
Da salvare le interpretazioni di Giancarlo Giannini (per lui parti del genere sono normale amministrazione), Enrico Montesano (è sempre un piacere vederlo, anche se non si sforza più di tanto per rendere ancora più profondo ed enigmatico il suo personaggio) ed Eva Henger (facilitata dal dover interpretare una ragazza dell’est e dai dialoghi semplice e senza contenuto) e Franco Nero (anche se sembra imbalsamato troppo in certi momenti) . Buono l’inizio e il finale.
Concludendo: peccato davvero, perché con un cast del genere e un’idea brillante (non molto innovativa, ma sicuramente valida) e una bella ambientazione, bastava veramente poco per creare un film sufficientemente bello, mentre il risultato è quello di una storia, che non avendo tempo per farsi raccontare con calma, si butta via.
Da salvare Giannini e il fatto che abbiano provato a fare un film un po stile Americano.
DEL RESTO TUTTI I FILM ITALIANI SONO SCADENDI NN VEDO LA NOVITà
la priorità + risparmi + guadagni qsto è il motto dei produttori italiani !!
l’unico bravissimo è stato pietro genuardi quel bonazzo..
è ambientato in puglia precisamente a trani non in sicilia
Bah, io apprezzo normalmente il fill italiani, anche quelli meno “avvincenti”, ma questo è davvero scadente.
Frammentario eppure lento, “butta li” elementi dela storia senza svilupparli, spreca un cast di tutto rispetto per una pellicola che definire noiosa è un complimento.
Sconsigliatissimo.