Un parterre de roi per l’atto finale di Vieni via con me, un momento di tristezza acuito dalla tragica notizia della scomparsa di Mario Monicelli, a cui il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano riesce appena in tempo nella parte finale a rendere un sia pur piccolo tributo. Tanti ospiti dicevamo anche in questa ultima puntata che nei propositi di Fazio avrebbe dovuto durare mezz’ora in più fino alla mezzanotte ma che la Rai non ha concesso, a conferma di con quanto fastidio sia stato accolto fin dall’inizio quello che si può definire senza mezzi termini uno dei più bei trionfi della stagione televisiva.
Se andiamo a vedere l’elenco dei personaggi che in quattro episodi hanno contribuito a scrivere un momento importante della nostra televisione si rimane stupiti dal numero e dalla qualità, completato questa sera da “grossi calibri” come Milena Gabanelli che ironizza sul numero di cause di risarcimento intentate contro il “suo” Report e dal maestro Dario Fo che suggerisce ai politici l’atteggiamento giusto da intraprendere secondo una logica tipicamente machiavelliana. La forza di Vieni via con me è aver trovato la giusta amalgama tra il serio e il faceto, passando da un Roberto Saviano che ci spezza il cuore con il racconto sulla Casa dello Studente dell’Aquila per arrivare alla sferzante ironia di Antonio Cornacchione, dall’elenco del procuratore antimafia Piero Grasso, la ricetta per avere la meglio sulle cosche, fino alla Terra dei cachi di Elio e le Storie Tese.
Lascia un vuoto al lunedì sera la trasmissione che ha avuto il pregio d’essere più genuina di quel principe dei reality proposto su un’altra rete che di vero non ha proprio nulla, proprio per questo Saviano e soci sono stati premiati con l’attenzione di un pubblico trasversale che ha saputo individuare fin da subito la giusta essenza di un prodotto nato senza troppe pretese, superando le più rosee aspettative. Cosa aspettarsi adesso? Un nuovo ciclo? Non lo riteniamo possibile, cosi come gli stessi protagonisti che piuttosto sembrano prendere le distanze dall’azienda televisiva che li ha trattati da perfetti separati in casa. L’impressione però è che finalmente sia stata spalancata una porta, indicato un nuovo percorso su cui speriamo altri progetti e personaggi potranno incamminarsi. Parlare di aria nuova ci sembra ancora prematuro, ma il putridume che ancora volteggia consistente nell’ambiente circostanze forse e sottolineiamo forse, è destinato a dileguarsi, certo c’è ancora molto da fare, la prima pietra è stata posata, non permettiamo che si edifichi una cattedrale nel deserto.