La seconda e ultima puntata della fiction dedicata al grande scienziato ha un senso di epilogo fin dal suo inizio; se ricordate bene, alla fine della prima puntata Mileva (Maya Sansa) diceva ad Albert (Vincenzo Amato) di stare morendo. Il flashback riprende con un momento di grande importanza per la carriera scientifica di Einstein: le sue teorie vengono confermate e accolte a braccia aperte dalla comunità scientifica.
Non basta nemmeno il Nobel, però, a fermare le persecuzioni dei tedeschi, che si accaniscono contro lo scienziato, costringendolo infine a migrare negli USA, dove finisce per lavorare niente meno che per l’Institute for Advanced Studies di Princeton.
Con l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale, arriva un lutto insopportabile: la morte della povera Elsa (Sonia Bergamasco). E’ in questo periodo che Albert inizia a collaborare al programma atomico americano. L’entrata un guerra degli Stati Uniti, nel 1941, non lascia presagire ad Albert quelo che sarà il catastrofico epilogo del conflitto.
Il paradosso è che tutto si conclude con la distruzione delle due città, Hiroshima e Nagasaki, a causa dello scoppio della bomba atomica, quella stessa bomba che Einstein in persona ha contribuito a creare con il suo genio. Un pacifista come lui rimane sconvolto da un senso di copa di quest’entità. Iniziano successivamente i sospetti dell’FBI che Einstein operi in collusione coi comunisti.
Alla fine del flshback Albert e Mileva si salutano decidendo di rivedersi l’indomani, ma Mileva ritorna in Europa. Anche questo è un duro colpo per Albert, al quale orma non è rimasto nient’altro che il lavoro, un lavoro che sul momento non è condiviso dalla comunità scientifica.
La serie si conclude con un Einstein malato, all’ospedale, che detta il suo testamento scientifico dopo aver parlato col figlio Hans Albert. La fine, crepuscolare e con un senso di decadenza, contribuisce alla creazione di un’immagine umana e al tempo stesso incredibilmente “diversa” del grande fisico.
Si tratta di un’interpretazione biografica che ha dovuto fare delle scelte per ovvi motivi di spazio/tempo (rimanendo sempre in tema di relatività!), ma riesce a inserire con efficacia lo scienziato nel contesto storico turbolento in cui ha vissuto e a darci un’idea dei conflitti che ne hanno caratterizzato alcune importanti scelte.