Fra qualche mese debutterà il Qualitel (forse già a gennaio 2009) un nuovo rivelatore del gusto del pubblico, che affiancherà, per la Rai, in maniera differente, l’Auditel. Se non sapete di cosa si tratti ve lo diciamo noi.
Ogni settimana cinquemila esprimeranno il loro giudizio (su una scala di valore), sulla qualità di un prodotto trasmesso. Quali sono i termini oggettivi per definire la qualità del prodotto non è dato di sapere (non bisogna dire se il programma è bello o brutto, ma se qualitativamente valido oppure no).
Se a questo dubbio unite l’improbabilità che, il giudizio del qualitel, influisca sulla scelta della programmazione (un programma è un investimento e, in certi casi, se non è qualitativamente valido, non può essere sospeso) avete un quadro abbastanza completo della situazione.
Antonio Marano, nei giorni scorsi, ha detto:
Se chiedo ai telespettatori di Palcoscenico cosa pensano dell’opera trasmessa, l’80% risponderà con entusiasmo, ma non per questo metto Palcoscenico in prima serata.
Antonio Ricci, a proposito del Qualitel ha detto:
E’ un inutile baraccone, vedo in tv molte cose spacciate per essere di qualità e non lo sono.
Sapete perché il Qualitel non ha senso di esistere? Perché la Rai si comporta come una televisione commerciale, dunque dovrà far cassa, a prescindere dal valore, supposto, del prodotto. Certo, le parole di Marano, lasciano perplessi, ma oggi come oggi, ahimè, sono una triste verità.