Dopo le inevitabili polemiche seguite alla vicenda di Sarah Scazzi, consumata per benino sul barbecue mediatico, lasciando che la gente se ne cibasse all’eccesso, torna d’attualità il dilemma sul limite che il mezzo televisivo non dovrebbe mai travalicare perché da utile strumento di servizio non si trasformi in mera speculazione trita ascolti. Che la tv italiana non eccella in qualità è ormai risaputo, ma anche all’estero non scherzano mica, leggevamo su Corriere.it che in Germania Rtl 2 sta mandando in onda Tatort Internet (Internet, scena del crimine), un reality il cui fine è smascherare i pedofili, adescati su internet da finti minorenni e attirati in un’abitazione debitamente attrezzata con telecamere e microfoni. Una volta scoperto il cacciatore nel frattempo divenuto preda, viene sottoposto alla gogna mediatica sebbene l’immagine e la voce vengano dissimulate e poi consegnato alla polizia.
L’articolo non cita il programma a cui il clone tedesco si è indubbiamente ispirato: To Catch Predator dell’americana Nbc. Il reality a stelle e strisce attinge alla preziosa fonte di Perverdet-Justice.com, sito che si occupa di segnalare all’autorità casi di pedofilia o presunta tale, una volta in trappola il malcapitato (si fa per dire) viene avvicinato dal presentatore Chris Hansen che lo mette di fronte al fatto compiuto. Nella versione americana però il viso del pedofilo non viene oscurato lasciando quindi che la gente lo possa sempre e comunque identificare. Le critiche anche in questo caso si sprecano, dal diritto alla privacy inoppugnabile in ogni caso, all’accusa di voler a tutti i costi spettacolarizzare vicende che dovrebbero restare in ambito prevalentemente giudiziario.
Che il reato di pedofilia sia spregevole non vi è ombra di dubbio, ma che la televisione debba a tutti i costi intrufolarsi in affari che non gli competono è un dato di fatto, semmai ci preoccupa il continuo dito puntato verso la rete, sempre più spesso sotto giudizio in quanto unica ormai, espressione libera esistente, di conseguenza soggetta ad eccessi. Potendone fruire tutti, internet soprattutto per i minori in quanto i più indifesi, può divenire motivo di cocenti dispiaceri, ma da qui a definirla origine del male come vorrebbero farci intendere alcuni governi compreso il nostro, semplicemente perché si vorrebbe ingabbiare la rete in regole contrarie alla sua natura, ne corre. Speriamo piuttosto che non venga in mente anche in Italia di proporre un reality anti-pedofili, sebbene ci sentiamo di escluderlo. Da noi la tv ha già sufficientemente toccato il fondo.