Home » Pubblicità – 8 – Lo strapotere di Mediaset

Pubblicità – 8 – Lo strapotere di Mediaset

La pubblicità è l’anima del commercio, una massima che ha esercitato in questi ultimi anni la sua valenza, in particolare sul mercato radiotelevisivo privato, che fa dei ricavi derivanti dai pacchetti pubblicitari, comprensivi di spot televendite e affini, la propria principale fonte di sostentamento.

Niente di male quindi, nel cercare di regolamentare questo enorme bacino a disposizione delle aziende televisive in particolare, essendo il veicolo catodico il più affermato in assoluto, affinché ogni struttura se ne possa avvalere, godendone i benefici.

In Italia con l’avvento della legge Gasparri, dal nome dell’allora ministro che la ideò, su cui tuttora si basa il sistema radiotelevisivo italiano, è stato creato il Sic, l’acronimo sta per Sistema integrato delle telecomunicazioni. Il Sic è un enorme paniere, una torta di smisurate dimensioni, su cui ogni soggetto che orbita nel sistema delle telecomunicazioni può affondare le mani, ma con un limite alla propria brama, indicato come tetto antitrust, del 20%.


Ed ecco scendere in campo l’ Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni sul Sic, una struttura apposita, creata per indicare ogni anno a quanto ammonta il paniere, onde stabilire di volta in volta il limite del 20% oltre cui nessuna struttura può permettersi di andare.

Nel 2006 secondo una delibera dell’Autorità, approvata dal Consiglio il 6 febbraio scorso(in Italia è risaputo si agisce con calma), il valore del Sic è stato quantificato in 23,640 miliardi di euro con un aumento del 2,92 per cento rispetto al 2005. Il limite del 20% oltre cui non è possibile andare è risultato essere di 4,72 miliardi, un bottino rilevante soprattutto per chi detiene i mezzi per potersene impossessare.

In un sistema radiotelevisivo come il nostro dove pochi elementi fanno il bello e il cattivo tempo, è facile arrivare alle debite conclusioni. Facciamo i conti i tasca ai principali soggetti in questione, satellite e digitale terrestre escluso, Mediaset e Rai, non è un caso che si sia deciso di anteporre il nome della struttura privata a quella pubblica.

Alla fine del 2007 la raccolta pubblicitaria per l’Azienda di Cologno Monzese rappresentata dalla concessionaria Publitalia ’80 è stata di 3,031 miliardi a fronte di quella Rai e della concessionaria Sipra di 1,37 miliardi, l’azienda pubblica qualcuno dirà possiede anche l’introito del canone, ma il punto secondo me è un altro, premettendo che ai restanti soggetti non rimangono che poche briciole: all’interno del 20% di soglia antitrust non esistono regole, se non quella del più forte.

Sarà forse per questo che la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione a carico dell’Italia, evidenziando che le emittenti italiane non rispettano le disposizioni sulla quantità e la distribuzione oraria delle interruzioni pubblicitarie.

Secondo la Commissione, la legislazione italiana non garantisce le principali limitazioni previste: il tetto massimo di 12 interruzioni per ora, l’intervallo di almeno 20 minuti tra uno spot e l’altro e le disposizioni sulla presenza di pubblicità durante la messa in onda dei film.

La Commissione ha contestato inoltre all’Italia, il fatto che gli spot di televendita non fossero inclusi nei limiti orari riservati agli spot, permettendo di superare il limite dei 12 minuti l’ora (20%) fissato dalla Direttiva e che i programmi veri e propri di televendita, non rispettano il minimo di 15 minuti prescritto dalla norma comunitaria.

Morale della favola Mediaset ha dichiarato di voler ottemperare alle direttive europee, chiedendo però più tempo rispetto al termine di 60 giorni, imposto precedentemente.

Il Tar del Lazio all’inizio dell’anno ha accolto il ricorso presentato da Rti-Mediaset e Publitalia ’80, sull’entrata in vigore delle modifiche al Regolamento sulla pubblicità approvate dall’Autorità per le comunicazioni. Di conseguenza un adeguamento di Mediaset ci sarà ma con calma e in tempi non ancora precisati. Insomma una storia tutta italiana, come al solito.

Lascia un commento