Per comprendere meglio la realtà della televisione italiana e le figure che ruotano attorno ad un programma, Cinetivu ha contattato Davide Minnella, giovane autore televisivo e regista cinematografico.
Davide, la tua duttilità nel mondo della televisione ci può essere utile per spiegare ai lettori i ruoli delle persone che confezionano un programma: tu sei stato nel 2005 collaboratore ai testi per il programma di Raitre Amori, poi autore di alcuni reality come la quinta edizione de L’isola dei famosi, La terza de La Talpa, e di programmi come Il Momento della Verità, Grazie al cielo sei qui, I Raccomandati e Cuore di Mamma. Che differenza c’è tra un collaboratore ai testi e un autore?
Ogni gruppo autoriale di un programma televisivo è costituito da 3 differenti tipi di figure professionali: il capo-progetto, l’autore e il collaboratore ai testi. Il capo progetto o capo autori è, il più delle volte, colui che è stato coinvolto sin dall’inizio o dalla rete o dalla casa di produzione all’adattamento del format. E’ il responsabile editoriale dei contenuti di un programma e si relaziona con la direzione di rete e con i vertici della società di produzione durante la realizzazione del programma stesso. E’ a capo quindi di tutta la filiera produttiva relativa ai contenuti e stabilisce le aree di intervento per i singoli autori impegnati alla realizzazione del programma. L’autore è l’ideatore ed il responsabile dei contenuti veicolati attraverso il programma, il collaboratore ai testi, invece, è un creativo a cui è affidata la redazione dei contenuti stabiliti precedentemente dagli autori del programma.
A cosa servono gli autori nei reality? I concorrenti non dovrebbero essere spontanei? Sinceramente: quanto un autore influenza sulla realtà del programma?
Non bisogna mai dimenticarsi che i reality show sono prima di tutto delle trasmissioni televisive e gli autori sono coloro che costruiscono la struttura narrativa di quel racconto. Mi spiego meglio. E’ come se io ti chiedessi: “A cosa servono gli sceneggiatori quando si decide di realizzare un film tratto da una storia vera?”, mi vengono in mente film quali “The Aviator” di Scorsese, “Milk” di Gus Van Sant, “Truman Capote” di Bennett Miller, “Frost vs Nixon” di Ron Howard o “The Queen” di Stephen Frears. Partiamo proprio da quest’ultimo. Tutti eravamo a conoscenza del tragico incidente in cui si trovò coinvolta la Principessa Diana e tutti i giornali in quei giorni non facevano altro che mettere in risalto il rifiuto della Regina Elisabetta II di dichiarare pubblicamente il proprio cordoglio per la morte della principessa. Non ricordo bene adesso quanti giorni trascorsero dall’incidente al funerale della Principessa, però insomma tutto quanto durò intere giornate e non certo 90 minuti. Bene. Gli sceneggiatori di quel film han fatto esattamente ciò che fanno gli autori di un reality show. Han scelto gli episodi su cui era giusto prestare maggiore attenzione e intorno a quegli episodi han costruito una struttura narrativa che avesse un inizio, uno sviluppo, dei colpi di scena ed un finale. Con le giuste proporzioni ti assicuro che accade la stessa e identica cosa quando si tratta di mettere a punto la scaletta e successivamente il copione di una puntata di un reality.
La realtà catturata dall’occhio delle telecamere viene, in altre parole, accuratamente selezionata, suddivisa in macrosequenze e “pettinata”, come direbbe Freccero, e poi mostrata al pubblico. Poi, se tu mi chiedi se un autore influenza o meno la realtà del programma non posso fare a meno che risponderti di si come è giusto che sia. Se tu adesso mi raccontassi un episodio di cui sei stato spettatore lo faresti in un certo modo, altri spettatori, però, me lo racconterebbero in un altro, ponendo l’accento su alcuni dettagli che tu hai volutamente tralasciato o mettendone in risalto solo alcune parti.
Ecco, avviene la stessa cosa quando un autore si trova in sala montaggio per confezionare o una puntata della striscia quotidiana di un reality o una clip per il prime time. Uno stesso episodio può essere raccontato in tantissimi modi. Si può scegliere un determinato genere musicale per sottolineare alcune parole pronunciate dai concorrenti, si può decidere di soffermarsi sul piano d’ascolto di un concorrente piuttosto che su quello di un altro e via di seguito…
Tu sei stato autore anche di alcuni pilot di programmi che non sono mai passati in televisione. Per quali motivi alcuni progetti vengono cassati subito?
Le motivazioni sono le più disparate. Bisogna però fare subito una distinzione. Ci sono alcuni pilot finanziati dalle case di produzione che hanno come obiettivo quello di convincere i broadcaster della validità o meno di un determinato formato. In questi casi è davvero difficile che il programma vada in onda poiché, il più delle volte, si tratta di programmi realizzati con budget limitati e servono solo per evitare di andare da un broadcaster con un paper format. In altri casi, invece, sono i broadcaster stessi a finanziare l’intera operazione. Purtroppo, in questi casi, le motivazioni per cui si decide di non mandare in onda il programma o di non realizzarne una serie, nonostante i buoni risultati di ascolto ottenuti, sono le più disparate. A volte è una questione puramente economica, altre volte si preferisce mandare in onda programmi che consentono di ottenere determinati risultati di ascolto nell’immediato, altre volte, invece, le motivazioni sono di natura politica e qui si aprirebbe un capitolo infinito.
E’ possibile che in estate le repliche delle repliche di serie tv e programmi costino meno e fruttino di più di progetti morti sul nascere?
Senz’altro. Non è solo un problema estivo, purtroppo. Negli ultimi due anni, infatti, la crisi ha giocato un ruolo pesante anche in tv e molti direttori di rete si sono trovati costretti a replicare intere serie di programmi tv andati in onda in anni precedenti anche durante il periodo di garanzia, penso ad esempio a Matricole e Meteore o ai programmi condotti da Teo Mammuccari (Il primo e l’ultimo N.D.R.).
L’ultima tendenza è quella di rieditare trasmissioni già andate in onda facendole passare per nuove…non so se ti è capitato in questi giorni di guardare gli spot de “Il Mercante in Fiera” su Italia 1. Si ha come la sensazione di trovarsi davanti ad una nuova serie del programma poiché lo spot si conclude con il titolo in sovraimpressione “Mercante in Fiera 2010”, in realtà si tratta di puntate andate in onda nel 2006, pensa un po’ te!
Perché in altre nazioni, come ad esempio gli Stati Uniti, c’è la tendenza a cercare di alternare le repliche a programmi e serie tv stagionali e da noi no? Non esistono progetti a costo zero o low cost che possono far diventare anche da noi l’estate la stagione della sperimentazione televisiva?
Credo che arriverà presto anche in Italia, anzi, in un certo qual modo, è già arrivata con l’impostazione data quest’anno da Tiraboschi a Italia Uno. La crisi ha colpito in maniera sostanziale anche il mondo della tv, e, a patto che non si riesca, in qualche modo, ad uscirne immediatamente, sono profondamente convinto del fatto che ancora altri direttori di rete ricorreranno al cosiddetto “magazzino” e purtroppo ho la sensazione che lo faranno anche durante il periodo di garanzia. Ripeto, considera ad esempio cos’è accaduto quest’anno nell’access di Italia Uno.
A cavallo tra la messa in onda de Il colore dei soldi e di CentoxCento, abbiamo visto il re-editing di Prendere o lasciare, ovvero la replica del quiz andato in onda nel 2007 e adesso sta accadendo la stessa e identica cosa con il re-editing delle repliche di Viva Las Vegas. L’estate dovrebbe essere la stagione della sperimentazione, ma purtroppo non lo è.
Sino a qualche anno fa, perlomeno, c’era un seppur minimo interesse ad andare verso questa direzione, ultimamente, invece, la sperimentazione è completamente scomparsa, o quasi. Pensa a quest’anno. Siamo ai primi di luglio e, per adesso, l’unica rete che ha sperimentato qualcosa di nuovo è stata Rai Uno con “Attenti a quei due”, prodotto dalla Toro Produzioni.
Un programma ben confenzionato, ben scritto e in grado di rilanciare con un’idea davvero originale e vincente il gran varietà. Ma non trovi sia assurdo che solo e sottolineo solo Rai 1 abbia deciso di produrre e mandare in onda un nuovo programma? Eppure è così!
In compenso mentre le scrivanie dei dirigenti tv sono piene zeppe di paper format originali e di format già andati in onda nel resto del mondo e realmente innovativi, si pensa bene di produrre nuovi programmi quali “ Io Canto” e “Io Ballo”. Ti sembra possibile? Eppure succede!
Quanto spazio c’è per i giovani autori in televisione?
Bella domanda. In questo momento non è facile essere giovani in Italia. Parafrasando i fratelli Coen, si potrebbe dire che l’Italia non è un paese per giovani. In Tv forse c’è un po’ più spazio che altrove. Il problema è che si tratta di uno spazio in perenne condivisione con autori più “grandicelli”, che inizia a starci un po’ stretto. E’ come quando uno ha voglia di lasciare la casa dei propri genitori per andare a vivere da solo. Di quei genitori, molto spesso, non si condividono alcune scelte, alcuni atteggiamenti, alcuni modi di fare. Ecco, a noi giovani autori accade questo, anche se è pur vero che ci sono genitori e genitori…e alcuni genitori televisivi, a mio avviso, non sono dei grandi maestri.
Cosa non gradisci della televisione odierna e cosa faresti per renderla migliore?
Non sopporto la tv dei dibattiti, dove, dopo due ore, vince quello che ha gridato di più senza aver detto niente, non sopporto gli ignoranti che si trasformano magicamente in intellettuali, non sopporto i tg che pur di non informare ci propinano delle notizie assurde tipo il cane con la coda più lunga, la patatina che fa crock, e via di seguito…non sopporto la tv che copia la brutta tv, non sopporto i talk show di regime, non sopporto chi va in video senza avere alcun talento, non sopporto la vergognosa rappresentazione del corpo femminile, non sopporto chi si ostina a far sempre lo stesso programma…direi che può bastare per iniziare a migliorarla. O non credi?
Di cosa ti stai occupando attualmente? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi sto occupando, come al solito, di molte cose. Sto tentando di portare avanti in parallelo il mio percorso da regista. Ho terminato di scrivere da poco la sceneggiatura del mio primo lungometraggio e ho firmato un contratto con un’importante casa di produzione per la realizzazione del film. Per quanto riguarda la tv, invece, ho terminato da poco le registrazioni di un nuovo programma e non so ancora cosa accadrà nella prossima stagione. Ho ricevuto una proposta molto allettante ma non ho ancora deciso se accettarla o meno dal momento che mi sono ripromesso, per il prossimo anno, di fare qualcosa di diverso o meglio di accettare nuove sfide produttive. Vedremo cosa accadrà!
L’intervista continua su IlCinemaniaco per trattare con Davide temi legati al cinema italiano … (CLICCA QUI)
Come dargli torto? Bella intervista !! Sincera e spassionata!!!