Le chiamano affinità elettive, sono pulsioni dell’essere umano, sorta di alchimie inconscie che ci inducono a trovare coloro che più si avvicinano alle nostre aspettative d’amicizia meglio ancora sentimentali, ci viene da pensare che il fenomeno si ricrei anche tra l’uomo e quelle che inopportunamente chiamiamo bestie, la presunta somiglianza tra il cane e il suo padrone ne è esempio. Sarà per questo che gli uomini di potere amano circondarsi di persone che in qualche modo rispecchino in toto i loro credo, non stiamo pensando di semplici lacchè ma di individui che mossi dall’adorazione verso il capo, da attori consumati, si calano nel personaggio al punto da divenire tutt’uno con esso.
Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini deve aver imparato bene la parte ed ora la recita a soggetto senza sbagliare neanche una virgola. Al comando del più importante telegiornale italiano (ma chissà se lo è ancora), infischiandosene delle critiche e richiami che gli giungono da più parti, tira dritto per la strada, esternando sorrissini maliziosi, un piglio da perfetto affabulatore di masse. Dopo aver effettuato il restyling della redazione e ora anche della scenografia (ma la sigla lascia a desiderare), da capitano della nave profondo conoscitore delle rotte, si affida all’unica stella del suo personale firmamento, a cui concedere d’essere guidato sfidando le tempeste.
Il Tg1 “si modernizza ma al tempo stesso è geloso della sua immagine tradizionale, di testata trasparente ed imparziale” è un tg che “mai come ora si è posto il compito di accorciare la distanza che spesso divide la realtà virtuale raccontata da una parte dei media e quella che vivono tutti i giorni i cittadini“. Negare l’innegabile, sembra ormai diventata abitudine in un Paese dove si ha la capacità di disconoscere l’evidenza dei contributi filmati e delle registrazioni audio quelle per inciso che tra poche settimane diverranno argomento tabù, pena durissime sanzioni.
Bisogna essere “superpositivi” chiosava un servizio del Tg4 di qualche giorno fa e il Tg1 si allinea facendo le corna alle inguaribili cassandre, seminando ottimismo a destra a manca. E’ il solito discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, “quest’ Italia da molti bistrattata – dice Minzolini – è lo stesso paese che sta dimostrando di reggere come se non meglio di altri l’impatto con la crisi. Le cifre parlano da sole“. Perché se “la crisi è drammatica“, è pur vero che l’Italia sta “meglio di Inghilterra, Spagna” ed è “lontana anni luce dai rischi di bancarotta della Grecia“. Se paragoniamo la cioccolata a qualcosa che gli somiglia nel colore è chiaro che sarà sempre la prima ad avere la meglio.
Snocciolando dati di gradimento favorevoli Minzolini difende la bontà della propria direzione attribuendosi il merito del successo di questo “baricentro del paese”, un motivo in più per infarcirlo di servizi insignificanti, quelli che facevano storcere la bocca a Maria Luisa Busi mentre era in onda al punto da farle decidere di dimettersi. “La nave va“, si diceva del nostro Paese negli anni ‘80 prima che scoppiasse tangentopoli, si torna a dirlo oggi, non vorremmo che fosse un oscuro presagio.