La vicenda difficile e drammatica incarnata nell’interpretazione della giovane mamma Maria (Violante Placido) precipita in modo vertiginoso, tenendoci sul fiato sospeso.
La fuga della piccola Greta (Clara Dossena) getta completamente nel panico la madre, già emotivamente provata. Per questo il ritrovamento della bambina rappresenta un improvviso, inaspettato e necessario sospiro di sollievo.
Non c’è molto tempo per riposarsi, però. Maria e Greta sono una mamma e una figlia in fuga, ricercate su tutti i fronti. Il progetto di Maria è quello di superare la frontiera e poi di lasciare perdere le proprie tracce.
Il problema è che Maria non ha fatto i conti con le ferite profonde del loro rapporto. Secondo me Greta rappresenta per Maria uno specchio; uno specchio in cui Maria vede speranze e fallimenti, gioie e dolori, ma soprattutto uno scopo, flebile spiraglio di luce in una vita spesa, volente o nolente, nel peggiore dei modi.
Il loro rapporto deve essere tutto ricostruito e ripensato. Maria si interfaccia con la figlia quasi se non fosse passata tutta l’acqua sotto i ponti che relamente è passata.
Ben presto si accorge che le cose non sono così semplici; inizia quindi la difficile pars construens di un rapporto madre/figlia che nonostante tutto sembra essere ancora vivo.
Maria è la peggior nemica di se stessa, e Greta l’angelo che cerca di salvarla. La fuga continua, e i toni drammatici della vicenda si inaspriscono all’ennesima vicenda. Sembra che non ci sia soluzione, e devo dire che l’idea del fuggitivo braccato è resa molto bene.
Maria e Greta percorrono la corrente della gentilezza casuale di alcuni incontri occasionali, nel tentare di sfuggire alle mire micidiali dei loro inseguitori; tra questi ancora il temibile Zardi (Stefano Dionisi ) e il Commissario Martone (Enzo de Caro).
A fare le spese, indirettamente, della fuga di Maria, l’ex-pugile Rocco, affezionato amico di Maria e dolcissimo con la piccola e Salvatrice, (Serena Grandi), l’ex-prostituta che è riuscita a cambiare vita ed ha aperto un ristorante.
Entrambi vedono andare in fumo, in un modo o in un altro, la vita che sono riusciti a costruirsi. Un sacrificio apparentemente necessario, per arrivare al complesso epilogo, e all’ultimo, colossale sforzo di Maria.
La storia prende una svolta diversa in questa seconda puntata. La dinamica degli eventi aumenta di ritmo e cambia decisamente direzione, assumendo un andamento più precipitante e sostenuto.
Inizialmente vedevo alcune scene come eccessivamente melodrammatiche, poi devo ammttere di essermi lasciato trasportare da alcuni momenti, come il rapporto tra Maria, Greta e il povero Rocco. Meno convincente il personaggio interpretato da Serena Grandi, oltre che meno credibile.