Diciassettesimo appuntamento del 2010 con le riflessioni di Riccardo Cresci, volto giovane, noto al pubblico di Sky Tg 24, riguardanti la televisione italiana. Oggi Riccardo riflette sullo stato di salute della nostra tv.
C’è chi sostiene che negli ultimi tempi la Televisione, insieme alla pubblicità, abbia occupato il centro della nostra vita. Oggi a dettare le regole, gli stili di vita, il modo di essere, sarebbero Gerry Scotti, Michele Santoro, Bruno Vespa o chi per loro. Coloro che regolano la condotta, proprio come nella Grecia classica disciplinavano Platone e Aristotele. Oppure c’è chi continua a sentenziare la nostra Tv come trash, una spazzatura dettata dalla politica e che non troverà via d’uscita, se qualcuno non farà inversione di marcia negli strati alti della nostra società.
Politica, spazzatura, regole, ognuno può pensarla come vuole, certo, chi vive tutti i giorni di Televisione e concretamente vive il suo vortice impazzito dall’interno potrà avere un’altra visione rispetto ad un telespettatore disteso sul divano. Il prodotto finito arriva all’utente già condito, non vedrà mai il dietro e il perché della sua realizzazione, o il come.
Non trovo giusto però eliminare il problema, perché voler distruggere la Televisione, liberandosene, tagliandola in mille pezzi, sarebbe come scappare da una battaglia, arrendersi senza via d’uscita, disfarsi del problema lavandosene le mani. Troppo facile far sparire qualcosa che può destare polemiche, dissensi o discussioni tra la gente comune, un apparecchio in grado di accompagnare qualsiasi ora della nostra giornata, basta accenderla e dargli voce. Uno strumento capace di far sintonizzare nello stesso momento una collettività tanto ampia sul medesimo programma, in grado di far azzittire, pensare, litigare, osservare. Non può essere solo un plasma attaccato al muro o un tubo catodico di vecchia generazione a disgregare una società o a polverizzarla, sembra tutto molto gonfiato per far parlare e mettersi una mano sulla coscienza, proprio sul petto, verso il cuore.
Ci sono persone in grado di distinguere qualità o spazzatura, chi vuole identificarsi in un programma lo vede, chi desidera scegliere un tipo di informazione la guarda, chi non vede l’ora di leggere un buon libro, lo legge. C’è una concezione molto arcaica del nostro modo di essere, del nostro Modus vivendi, andando a ricercare una celeberrima locuzione latina di un altro Grande Classico.
Non riesco ad immaginare gli utenti e i telespettatori, come una marcia di sciocche marionette da muovere a proprio piacimento, credo piuttosto che ognuno è libero di fare quello che vuole, c’è lo spazio per la trasmissione trash, per quella faziosa, per il reality, il documentario, l’informazione e tutti gli spazi che servono a distrarci un po’. Per evadere.
Se lo specchio dei nostri tempi riflette l’immagine che stiamo osservando su tutti i canali, ci sarà una spiegazione. Troppo facile imputare la colpa ai nostri anni, rimpiangere la televisione dei sessanta, settanta, ottanta o novanta, le annate sono volate via, non si può traslocare uno spazio temporale in una realtà odierna, ogni periodo vuole le sue mode, i propri stili di vita, con tutte le problematiche annesse. Sarebbe impensabile riproporre un programma di cinquant’anni fa senza cambiare neanche una virgola, nel frattempo il mondo andato avanti, corre, non ci aspetta, saremo sempre in affanno, provate solo ad immaginare qualcuno che si dovesse risvegliare nella nostra epoca, dopo decenni, sarebbe traumatico sotto ogni punto di vista. Viviamo di traumi e la nostra società galoppa con le nostre vite, tutto è più accelerato, siamo noi che dettiamo le regole, ma non ce ne rendiamo neanche più tanto conto.
Sarà inevitabile il trash in futuro, anche un autore televisivo dal calibro di Cesare Lanza lo sostiene, la politica da sempre detiene il potere, mi chiedo però che cosa dovrebbe fare questa politica per annientare, eliminare e ripulire tanti cassonetti della mondezza posizionati a flotte nelle nostre case, sputati a ripetizione dalle nostre Tv.
Giusto, si potrebbero ideare nuovi show, avere delle illuminazioni geniali, non copiare e realizzare più prodotti made in Italy, ma i raccomandati, le donne che trovano l’uomo giusto da spolpare, gli uomini che promettono e non mantengono o viceversa, il sesso e il potere, quello resterà per sempre, non sarà una politica che potrà cambiare tutto ciò. E’ il passo dei nostri tempi, quello che ritroviamo in una banca, nel supermercato, in un ospedale, la televisione è solo al servizio di tutti, è nuda o quasi, ma i meccanismi interni, gli ingranaggi, funzionano tutti uguali. Ovunque.
Forse è vero, bisognerebbe solo cambiare la strada, ricostruirla e ricominciare tutti, proprio dalla via smarrita di Pollicino, ma in nome delle nuove generazioni.
Cresci con Riccardo continua…
Sante Parole.