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Recensione: Il mistero delle pagine perdute

 

Finora nessuno era riuscito a convincere Nicolas Cage a recitare in un sequel di una pellicola che lo aveva visto protagonista, perché, a suo dire, è impossibile fare un film migliore o almeno alla pari con l’originale. Ma le opinioni cambiano ed eccolo qui di nuovo nella parte di Benjamin Gates, il cercatore di tesori che ha sbancato i botteghini qualche anno fa con “Il mistero dei templari”.

Stavolta la storia parte  dal ritrovamento di una pagina del diario di John Wilkes Booth -da cui il titolo ”Il mistero delle pagine perdute”- in cui un avo di Ben viene accusato di aver partecipato all’omicidio di Abramo Lincoln.

Per dimostrarne l’innocenza, il nostro eroe comincerà una ricerca a livello internazionale che lo porterà a investigare a Parigi e a Londra. Durante il viaggio Ben ed i suoi collaboratori si imbatteranno in mirabolanti avventure, sulle tracce di un’antica città interamente costruita in oro.

Dunque il copione è sempre lo stesso e un po’ ce lo aspettavamo già dopo la visione del primo capitolo della saga, criticata a suo tempo per essere l’ennesimo clone delle ben più famose avventure di Indiana Jones. 
Ma Jon Turteltaub non è Steven Spielberg e Nicolas Cage non è Harrison Ford e la differenza si vede eccome.

Un film d’avventura dove l’avventura è ridotta ai minimi termini, dialoghi banali e scontati, tanto da far pensare ad una improvvisazione degli attori coinvolti, il protagonista che ha sempre la solita espressione, dall’inizio alla fine del film (ma questo è un suo limite, non dipende certo dalla sceneggiatura), i misteriosi enigmi che in realtà sono banalissimi: tutti elementi che ne fanno un prodotto appena accettabile, molto lontano dalla fama che lo ha preceduto.

Ne esce fuori un lunghissimo spot in favore della storia e dell’architettura americana, a mo’ di cartolina, che indica i posti da visitare. In questo clima di autocelebrazione, perfino il Presidente degli Stati Uniti diventa simpatico e disponibile ad una chiacchierata amichevole nel fondo di una grotta nascosta.
Da salvare solo l’interpretazione di John Voight, mentre il premio Oscar Hellen Mirren mi è sembrata al di sotto della sua grandezza, imprigionata in un personaggio decisamente scialbo.

Forse Nicolas Cage è riuscito nell’intento di far appassionare i ragazzi alla storia americana (uno dei motivi per cui si è convinto ad accettare la parte), ma un altro merito per questo film non riesco proprio a trovarlo.

Scuserete la mia presa di posizione, ma, a mio modesto avviso, dopo Indiana Jones c’è il vuoto.

3 commenti su “Recensione: Il mistero delle pagine perdute”

  1. …Sicuramente è un film da vedere,adoro Cage è un grande attore quindi a mio avviso non è da condannare.Stiamo pur sempre parlando di un attore candidato all’oscar come miglior attore protagonista nel 2003…Attenzione con i commenti!

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  2. Non ho detto che non è un buon attore, ma solo che ha la stessa espressione dall’inizio alla fine del film. Anzi, ha la stessa espressione in tutti i film che lo vedono protagonista. Questione di gusti personali. Liberissimo di non essere d’accordo con me.

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