Gad Lerner non lascerà La7 ne tantomeno L’infedele, la sua trasmissione di approfondimento politico. Il giornalista ha avuto uno scambio epistolare (pubblicato sul suo blog) con l’amministratore delegato di La7 Giovanni Stella nella quale non ha mai parlato di dimissioni. Stella ha ribadito i motivi che hanno portato la rete televisiva a sospendere la puntata sul riciclaggio:
Caro Gad,
come da accordi telefonici del 27 febbraio u.s., Ti rappresento che ragioni di opportunità –anche al fine di non turbare in alcun modo le delicate indagini giudiziarie in corso e le eventuali misure cautelari al vaglio delle competenti Autorità Giudiziarie in relazione alla vicenda della società Telecom Italia Sparkle S.p.A.- mi consigliano di soprassedere, per ora, alla decisione presa da Te congiuntamente con il Direttore, da me approvata, di dedicare la puntata dell’Infedele del 1° marzo 2010 al tema del “riciclaggio per il tramite di società telefoniche”.
Il conduttore ha replicato confermando il suo dissenso:
Caro Gianni,
mantengo il dissenso che ti ho già manifestato. Ritengo che la trasmissione dell’Infedele da noi concordata secondo le procedure aziendali, e già pubblicizzata, non avrebbe turbato nè le indagini nè le decisioni che competono alla magistratura. Avrebbe informato e approfondito, come da otto anni usa L’Infedele anche su vicende riguardanti Telecom Italia e come spero torni a fare dopo lo spiacevole salto di una puntata. Ti ringrazio per la correttezza con cui riconosci la coerenza del mio operato al contratto e alla fiducia reciproca che ci legano.
Gad rimane a La7 e l’inchiesta è stata rinviata a data da destinarsi. Tutto contenti? Probabilmente si, tranne gli spettatori che speravano di poter essere informati e che hanno dovuto rinunciare ad un’inchiesta attuale e sorbirsi un film di guerra, chiedendosi se il famoso conflitto di interessi si è manifestato anche su La7 oppure no.
Di sicuro fa strano pensare che il reale motivo della sospensione della puntata sia la volontà di evitare di turbare le indagini: la giustizia si fa influenzare dalla televisione? Perché programmi come Porta a porta, allora, possono parlare di fatti di cronaca senza essere bloccati?