L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso di applicare il regolamento sulla Par Condicio, votato dalla commissione di vigilanza Rai, anche alle televisioni private per portare tutte le emittenti allo stesso livello ed evitare possibili vantaggi legati alla pubblicità.
Non si sono fatte attendere, ovviamente, le reazioni, negative, di Sky e Mediaset. La società del biscione fa sapere che:
L’Agcom ha fatto proprio il regolamento della Commissione parlamentare di Vigilanza per il servizio pubblico che risponde a principi costituzionali ed è disciplinato da norme diverse da quelle che regolano l’emittenza privata. Pertanto l’estensione automatica delle norme sulla par condicio dettate per il servizio pubblico alle tv private risulta assolutamente priva di fondamento.
Sky sottolinea che la decisione è:
in evidente violazione dei principi di libero mercato ma, soprattutto, del principio di libertà d’opinione e di espressione previsto dalla Costituzione italiana.
Entrambe le società hanno deciso di impugnare presso il Tar il provvedimento dell’autorità. Sky, non curante della decisione del garante, ha lanciato sul suo canale d’informazione principale, Sky Tg24, i promo sui faccia a faccia che cominceranno il 9 marzo e nel video ribadisce che (fonte Ansa):
Il faccia a faccia elettorale è una componente fondamentale del confronto politico. Sky Tg24, nonostante le nuove regole secondo le quali la libera stampa non potrebbe porre domande ai politici nel delicato periodo che precede le elezioni, continua a lavorare per voi e conferma la volontà di avere tutti i candidati a confronto. Martedì 9 alle ore 15 il primo faccia a faccia con i candidati della Regione Puglia. Sky Tg24. La risposta giusta alla domanda d’informazione.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana in una nota comunica:
L’Agcom ha scelto di mantenere in equilibrio il sistema televisivo adattando all’emittenza privata le regole del servizio pubblico per la prossima campagna elettorale. Se anche le tv private si trovano, stavolta, ad avere norme che configgono con il diritto-dovere di informare, la responsabilità va fatta risalire al pessimo regolamento votato dalla vigilanza che l’Agcom aveva saggiamente chiesto di ripensare nei giorni scorsi. Il Sindacato dei giornalisti riafferma che queste regole, trasformando a forza l’informazione in comunicazione politica, sono in contraddizione con la legge sulla par condicio, come la Corte costituzionale aveva detto inequivocabilmente in una sentenza del 2002. La Fnsi chiede, perciò, al servizio pubblico ed alle emittenti private che i giornalisti possano continuare a fare i giornalisti anche nel mese che manca alle elezioni regionali: che dunque le conduttrici ed i conduttori delle trasmissioni possano continuare a scegliere, in autonomia, i temi da trattare e gli ospiti da chiamare. Non serve stravolgere programmi apprezzati dal pubblico per farli diventare forzosamente tribune elettorali (che peraltro l’offerta televisiva già contempla). Ci sono molti temi di grande interesse per l’opinione pubblica, che possono essere affrontati senza chiamare in studio candidati ed altri esponenti politici. Ci sono voci dell’economia, della cultura, del lavoro, della ricerca e dell’associazionismo che possono animare dibattiti di sicuro interesse. La politica non deve ritenersi l’ombelico del mondo