Due problemi attanagliano in questi giorni gli organizzatori del sessantesimo Festival di Sanremo: le canzoni in dialetto (ancora!?!) e il business del televoto.
Il televoto. Le case discografiche, che non incassano un centesimo dei soldi guadagnati dal Festival grazie al giudizio telefonico (attualmente un terzo va alla Rai, un terzo ai gestori telefonici e un terzo alla società di servizi alla quale viene subappaltato il televoto), battono cassa: Enzo Mazza presidente della Fimi, parlando a Libero, chiede che il 25% della torta vada a chi porta gli artisti:
Abbiamo avuto pazienza per lungo tempo, ma è giunto il momento di mettere dei paletti a questa situazione assurda. Perché mai dal televoto ci guadagnano tutti eccetto che le case discografiche? Qualcosa deve cambiare… Il 31 dicembre del 2009 scade il contratto che la Rai ha stipulato sui rimborsi legati a questo meccanismo di voto. Accordo che dovrà essere rinnovato alle nostre condizioni. Chiediamo che almeno il 25% dei proventi sia diviso, in futuro, vada alle case discografiche che portano in gara un artista e che spendono fior di quattrini senza avere un euro di rimborso. Pensate alle spese che devono sostenere per le prove, gli spostamenti, gli hotel e per tutto quello che orbita attorno alla partecipazione di un cantante a Sanremo.
Se non si dovesse trovare un accordo entro il 31 dicembre le major potrebbero disertare nuovamente (accadde già nel 2004) il Festival:
Abbiamo chiesto alla Rai di studiare insieme il rinnovo ma non abbiamo avuto risposte chiare. A dire la verità , non abbiamo avuto proprio risposte. Soprattutto dal direttore generale Mauro Masi. Vogliono fare i rigidi con le etichette discografiche? Già nel 2004 il Festival si svolse senza la major. Era l’edizione presentata da Simona Ventura. E, se non ricordo bene, non fu proprio un successone. Anzi, fu un vero e proprio flop. Se lo ricordi bene, questo, la Rai.
Le canzoni in dialetto. Facciamo un passo indietro: nel regolamento del Festival si parificavano le canzoni in dialetto a quelle in italiano. Ebbene: il consiglio comunale di Sanremo, ha bocciato a maggioranza (18 voti a favore contro 2 contrari e 4 astensioni) l’inserimento delle canzoni in dialetto.
Marco Lupi, presidente del consiglio comunale, ha commentato:
È un ordine del giorno assurdo perché si oppone a un’eventualità per la quale la direzione artistica della Rai ha già espresso parere positivo. Ha fatto bene il sindaco ad uscire, altrimenti sarebbe stato imbarazzante andare poi a parlare con Mazzi.
E’ così terribile pensare di ascoltare tre minuti di canzone in dialetto?