Antonio Di Bella è il nuovo direttore di Raitre: il consiglio di amministrazione della Rai ieri ha votato a favore dell’ex direttore del Tg3, con otto voti contro tre.
Il neodirettore, nato nel 1956, in Rai dal 1978 (redazione regionale di Milano), dal 1991 inviato del Tg3 e dal 2001 al 2009 direttore del telegiornale della terza rete, ha commentato così la sua investitura:
E’ un grande onore poter continuare il lavoro di Paolo Ruffini e del gruppo dirigente di Raitre che ho avuto modo di conoscere e apprezzare nei miei otto anni di direzione al Tg3. Il mio impegno è consolidare i risultati raggiunti per qualità e ascolti, garantire e sviluppare l’identità della rete.
Il suo predecessore, Paolo Ruffini, al quale verrà affidato il coordinamento che sovrintenderà ai nuovi canali sul digitale terrestre, commenta seccamente:
Ci sono cose che si commentano da sole. Per me parla il lavoro svolto ogni giorno dalla rete. Un lavoro che è stato ed è sotto gli occhi di tutti e che ha onorato il ruolo del servizio pubblico.
Le reazioni. Il direttore generale Masi difende la scelta. Sergio Zavoli, dopo aver definito la scelta “aziendale”, chiede una ponderata riflessione per le nomine ancora in sospeso. Il consigliere Rizzo Nervo, che ha votato no parla di giustificazione aziendale inesistente. Giovanni Mottola membro Pdl della Commissione di vigilanza Rai la decisione è eccellente e premia un ottimo giornalista. Il presidente della Fnsi Roberto Natale è il più duro di tutti:
L’azienda si è messa in ginocchio di fronte ai voleri del Presidente del Consiglio, portandogli in dono la testa di Ruffini. Incapaci anche soltanto di simulare un minimo di autonomia.
L’Usigrai, sindacato interno, aggiunge:
Inquieta la pervicacia con cui si è perseguito l’obiettivo di sostituire un dirigente che stava svolgendo un lavoro unanimemente apprezzato … Il caso Ruffini va messo in conto al direttore generale e alla maggioranza consiliare che lo sostiene, ma siamo certi che Di Bella saprà raccogliere l’eredità del direttore che sostituisce. Fino a prova contraria, che non temiamo possa esserci, lo difenderemo da chi l’indicasse come il normalizzatore di RaiTre. Fino a ieri per noi era una delle vittime di un metodo di lavoro non corretto, che ha lasciato senza incarico diversi giornalisti e dirigenti