Oggi il Cda della Rai si è riunito per nominare i nuovi vicedirettori del Tg1 e di Raiuno. All’assemblea erano assenti i rappresentati dell’opposizione Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo De Laurentiis.
I nuovi vicedirettori del Tg1, nominati dai presenti, compreso Paolo Garimberti sono stati: Susanna Petruni, Fabrizio Ferragni, Cladio Fico, Andrea Giubilo e Gennaro Sangiuliano.
Differente il discorso per la vicedirezione di Raiuno, dove i nuovi sono stati votati solo dalla maggioranza (Garimeberti si è astenuto su tutti, tranne che su Gianluigi Paragone, su cui si è spresso contro, perché non rispondeva al criterio di evitare esterni all’azienda): Vilfredo Agnese (Vicario), Maria Pia Ammirati, Ludovico Di Meo, Giovanni Lomaglio, Gianluigi Paragone e Daniel Toaff. Il direttore del Palinsesto è Angelo Teodoli.
Per spiegare l’assenza dal Cda Rizzo Nervo ha scritto una lettera al presidente della Rai, Paolo Garimberti, in cui si sottolinea l’assenza di attenzione ai criteri sulle nomine suggeriti dallo stesso presidente:
Le nomine in molti casi contraddicono platealmente le raccomandazioni da te espresse in materia di nomine che io condivido totalmente: ricerca della più ampia condivisione in consiglio, rispetto dei criteri di competenza e professionalità in relazione all’incarico da ricoprire, assunzione di dirigenti esterni soltanto se specializzazioni professionali equivalenti non sono reperibili all’interno dell’azienda. Molte delle proposte del direttore generale vanno invece contro il metodo da te indicato, che io continuo a considerare irrinunciabile in un’azienda di servizio pubblico che deve garantire pluralismo e qualità. Rimane la necessità di affrontare in modo approfondito i molti problemi che l’azienda ha di fronte a cominciare dal modo in cui il direttore generale ha condotto la trattativa con Sky.
A proposito di Sky: Garimberti ha chiesto a Mauro Masi di chiarire le ragioni del divorzio dal gruppo satellitare. Il direttore generale ha incontrato le principali sigle sindacali di Viale Mazzini (Usigrai, Adrai, Cgil, Cisl e Uil) a cui ha spiegato le motivazioni della rottura con Sky: la proposta era inaccettabile (si rischiava di favorire la pay tv di Murdoch facendo salire gli ascolti dal 9 al 14%), soprattutto dopo che Raisat scesa dal satellite, approderà al digitale e a Tivù Sat (in quel caso potrebbe togliere anche Raiuno, Raidue e Raitre a Sky), permettendo a raggiungere il pareggio di bilancio, grazie alla raccolta pubblicitaria, entro due anni e di guadagnare dopo il 2011.
Ecco cosa ha detto il D.G. Masi durante l’incontro coi sindacati (Fonte Apcom):
Se avessimo accettato l’accordo avremmo ‘svenduto’, anzi ‘regalato’, a Sky tutta l’offerta della Rai in aggiunta ai canali di RaiSat. Sarebbe stato, quello sì, un atto contrario agli interessi ed alla tutela del servizio pubblico e non come alcuni sostengono, un ‘favore’ a Mediaset o al Presidente del Consiglio…
Se avessimo accettato le loro pretese, Rai avrebbe fornito gratuitamente alla piattaforma satellitare a pagamento la ‘chiave’ per accedere a tutta la nostra offerta ed utilizzarla come traino per le proprie attività commerciali connesse alla ricerca di nuovi abbonati. Proprio nel momento in cui, con le fasi di switch over e di switch off per la transizione al digitare terrestre, il pubblico televisivo diventa più ‘contendibile’. Sky avrebbe di fatto, pur non potendolo dichiarare commercialmente, venduto anche tutti i canali Rai agli abbonati Sky per accrescere la propria quota di abbonati e di ascolti a detrimento del servizio pubblico e della sua raccolta pubblicitaria… L’effetto di tutto questo si sarebbe tradotto nel medio lungo periodo con un danno di proporzioni ben più vaste del mancato margine di RaiSat sul contratto con Sky.