Lucio: dalla Spagna ecco un documentario sul falsario che ha messo in stallo City Bank, la più grande catena di banche degli Stati Uniti. Tutto quello che vedrete, è vero.
La storia vera di Lucio ci viene raccontata da Jose Mari Guenaga e Aitor Arregi utilizzando diversi piani di scrittura. Si alternano interviste a Lucio, la sua voce off su immagini paesaggistiche, ricostruzioni della sua vita nei luoghi reali oltre a diverse talking heads.
Per focalizzare meglio il protagonista, salito alla ribalta sulle cronache spagnole per la sua attività “criminale”, potrebbe risultare utile fondere il Frank Abagnale di DiCaprio in Catch me if you can, con un filantropo.
Lo scopo delle truffe di Lucio è rivolto a sovvertire il sistema e quindi, quando risponde di essere un comunista, i suoi amici lo prendono in giro e lo etichettano come anarchico. Si pone nelle file del CNT, il Comitato Nazionale del Lavoro, dove si raccolgono proto-sindacalisti, intellettuali, artisti e le solite buone compagnie. Qui molte persone ammirano Lucio, il quale da umile contadino senza alcun titolo di studio alle spalle, riesce a falsificare i più complicati travel check, assegni. Come anticipato prima, lo scopo non è l’arricchimento personale, ma la destabilizzazione del sistema; siamo quindi in piena linea di pensiero anarchico.
Per dare un’idea della sua forza, basti pensare che quando incontra Che Guevara, gli risulta un po’ spento, non molto carismatico. A suo modesto parere.
Arrestato, processato e liberato, scopre come tenere in scacco le banche; falsificando travel check, gli sportelli iniziano a rifiutarli e perdono via via gli incassi provenienti dagli assegni.
Inizia con gli anarchici a rapinare banche, però fatica a digerire la violenza di queste azioni. Anche il solo fatto di essersi posto più di una volta nella condizione di uccidere una persona, lo spinge a cercare un altro modo per indebolire il sistema bancario. E a conti fatti ottiene un ottimo risultato.
Guenaga e Arregi, i due registi, hanno dalla loro parte il vantaggio che Lucio regge la scena in maniera eccellente; le sequenza più divertenti sono quelle in cui l’”anarco-falsario” parla in prima persona. Raramente nei cosiddetti biographic film, il protagonista della storia riesce ad appassionare e divertire lo spettatore con i suoi racconti personali.
Quindi viene, a buona ragione, evitato il dovere ai registi di rinfrescare il film con sequenze forzatamente disimpegnate o programmaticamante designate a stemperare il clima della storia.
Lucio Urtubia, questo il nome completo, è nato nella Navarra, regione settentrionale al confine con i Pirenei e ha lavorato come muratore durante la sua attività parallela di falsario.
Dove si può trovare un anarchico che mette in crisi la più grande catena di banche del mondo senza mancare un solo giorno al lavoro?