Si fa un gran parlare in questi giorni dei nuovi palinsesti autunnali di Rai e Mediaset, per dell’Azienda di Stato il “d day” sarà il prossimo 16 giugno a Saint Moritz, mentre la società del Biscione illustrerà i propri progetti da quel di Cologno Monzese il 2 luglio.
I giochi sono fatti e i pezzi di un elaborato puzzle si incastrano lentamente in maniera compiuta, mostrando un quadro in cui da una parte un gruppo televisivo forte dell’esperienza di anni, ma impanato nelle oscure acque della lottizzazione cerca finalmente di rinnovare la propria immagine in virtù di un ambizioso piano editoriale, dall’altro un’agile Azienda commerciale risponde colpo su colpo, alzando i toni di una sana e intrigante competizione.
“Se si dà una mossa la Rai diventa subito un grande concorrente. Quando vogliono fare le cose per bene, con i mezzi che hanno, diventano subito grandi“. Ha affermato il presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, fiducioso del fatto che le due strutture avranno in un futuro non troppo lontano, due ruoli ben distinti, com’è nella logica di chi al momento ha in mano tutto il patrimonio televisivo italiano.
Intanto però mentre assistiamo al balletto di voci e conduttori che rimbalzeranno da una trasmissione all’altra, rimaniamo attoniti davanti alla mancanza d’iniziativa nella programmazione estiva della Rai, su cui abbiamo di recente ironizzato a proposito dell’ennesima replica al mezzodì de La Signora in Giallo. Con tutto il patrimonio di cui dispone la Tv di Stato, non sarebbe il caso di diversificare un po’ l’offerta di anno in anno? E’ possibile che i cosiddetti pezzi forti debbano essere proposti solo nei famigerati periodi di garanzia pubblicitaria?
L’ironia della sorte vuole che a rimetterci sia sempre quel pubblico tanto vituperato e allo stesso tempo elemento portante di una struttura, che altrimenti non avrebbe motivo di esistere. In nome dell’audience anche quest’anno e forse anche più dei precedenti abbiamo assistito allo scempio dei palinsesti ed ora che siamo a ridosso del periodo estivo, ci si limita allo stretto indispensabile se non addirittura a meno del necessario, come se il canone Rai avesse valenza solo per nove mesi. Da qui la polemica continua sulla sua leicità.
L’idea di questo post ci è stata data da un comunicato del Codacons che denuncia proprio l’uniformità negli anni dei programmi estivi della Rai. Ecco un breve esempio relativo all’ultimo triennio.
Anno 2005 (orari del 17 agosto): La signora del west (11.45), La signora in giallo (12,35), L’ispettore Derrick (14,10), Le sorelle McLeod (17,15), Don Matteo (18,10), Il Commissario Rex (19,10); Una programmazione durata in modo identico da giugno ad agosto.
Anno 2006 (orari del 16 agosto): La signora del west (9,50), Un ciclone in convento (10,35), Un medico in famiglia (11,40), Le sorelle McLeod (14,40), Don Matteo (17,15), La signora in giallo (18,15), Il Commissario Rex (19,10); Una programmazione durata in modo identico da giugno ad agosto, con la differenza che nel giugno 2006 non c’era Rex, ma in compenso alle 12,35 c’era L’ispettore Derrick.
Anno 2007 (16 agosto 2007): Un ciclone in convento (10,45), La signora in giallo (11,40), Le sorelle McLeod (17,15), Il Commissario Rex (18,00). Derrick era comunque andato in onda in giugno e luglio, attualmente è trasmesso alle 15.55.
Se è vero da un lato che le fasce orarie in questione sono quelle che in estate sono di minor fruizione per ovvi motivi, dall’altro non si capisce perché si cerchi di tenere alla larga anche quell’esiguo numero di affezionati, ormai allo stremo di fronte all’ennesima minestra riscaldata, in odore di stantio.