Rieccoci, come promesso. Ci eravamo lasciati ieri con la recensione di “Io sono leggenda” che personalmente ho trovato deludente, rimpiangendo quasi di non aver fatto la fila per la demenzialità tutta italiana di “L’allenatore nel pallone 2”.
Stavolta ho avuto almeno l’accortezza di non rovinarmi un’altra serata, scegliendo un più comodo spettacolo pomeridiano.
Fatto sta che ho speso i miei bei 7 euro per verificare se e come è cambiata la comicità italiana negli ultimi venti anni, da quando cioè uscì il primo capitolo della storia di Oronzo Canà. Lo scetticismo da parte mia era forte, non amando il genere, ma c’era la curiosità di vedere un Lino Banfi enormemente cresciuto negli anni a livello di recitazione (vedi soprattutto televisione), da meritare almeno una possibilità di appello.
Ok, avete ragione, mi sto dilungando troppo sui motivi che mi hanno spinta a comprare il biglietto. Veniamo alla trama. Oronzo Canà, allenatore della mitica Longobarda che fece le fortune dei produttori negli anni ottanta, è ormai lontano anni luce dal mondo del calcio. Divide il suo tempo tra il lavoro (è proprietario di un’azienda che produce olio di oliva) e la famiglia, cullando in sé il desiderio di tornare ad allenare.
Una sera in tv si parla della sua ex squadra appena promossa in serie A (non sul campo, ma per i problemi finanziari della diretta concorrente) ed Oronzo viene invitato a partecipare alla trasmissione per ricordare i tempi passati. Durante l’intervista si scopre che l’allenatore venti anni prima era stato esonerato perché “responsabile” della salvezza della squadra (il presidente voleva retrocedere, non avendo i soldi necessari per restare in serie A). Dopo varie vicissitudini il nuovo presidente propone a Oronzo di tornare ad allenare, permettendogli così di coronare il suo sogno. Ma il calcio è cambiato…
A voi il piacere di scoprire il resto, se avete voglia di trascorrere una serata all’insegna della spensieratezza, lontani dai filmoni impegnati che invitano alla riflessione. Qui c’è da riflettere ben poco, se non nella misura del cambiamento e della nostalgia per il tempo che fu. La comicità è la stessa di vent’anni fa, con gag scontate e raramente divertenti, ma è esattamente ciò che ci si aspetta da una commedia di questo genere. Non lo condanno quindi, anzi, mi aspettavo proprio questo nel momento che ho messo piede nella sala. Inutile quindi scandalizzarsi e puntare il dito contro il demenziale.
Per concludere: non è il mio genere, lo avevo detto all’inizio, ma non rimpiango i soldi del biglietto. Certo, non sarà un capolavoro di film, ma ricordiamoci che anche il primo delle serie venne stroncato ferocemente dalla critica, per diventare poi uno dei film più visti degli ultimi 20 anni.
scusa ma a quale cinema ti fanno pagare 7 euro per il pomeriggio? a quello privato dell’Excelsior??? e cmq sarebbe stato meglio darli a qualche barbone.
Multisala Ariston Colleferro:
da lunedì a venerdì 4 euro
festivi e prefestivi 7 euro.
Che tu ci creda o no.
Purtroppo non ho incontrato barboni lungo il tragitto…
dopo “il ritorno del monnezza” ed “eccezziunale veramente capitolo secondo….me”,ecco che la povertà di idee getta fango su un altro capolavoro del cinema trash anni 80!!!Picchetto d’onore al buon Lino che ci dimostra che nessuno è esente dal fascino del Dio dinèro!!Grande Banfi e Affankul0 i miti del passato 🙁
PS Un grazie in anticipo per il post di intervento che nn riceverò 😀
Prego 🙂
Le tue recensioni mi piacciono molto , ma il demenziale proprio non lo reggo. ciaoooooo
Come ormai ogni film italiano è stato realizzato con l’intento di guadagnare soldi(attenzione tra poco in sala i due fenomeni da baraccone Moccia e Muccino)ma gli amanti del cinema pecoreccio resteranno delusi:zero idee,regia approssimativa,attori che non fanno piu ridere.Ridateci i cult-movie anni 80!!!