La letteratura ha da sempre mostrato come una delle sue componenti fondamentali sia la capacità di intrattenere e di mettere in moto l’immaginazione del lettore. Attraverso il processo di lettura, chi legge è portato a vivere “visivamente” quanto sta leggendo. Partendo da questa considerazione, è facile capire cosa il cinema abbia sempre trovato appetibile nella letteratura: la possibilità di dare una vera forma visiva a ciò che prima poteva averne una solo attraverso l’immaginazione del lettore.
Il mondo del cinema ha perciò attinto a piene mani da opere scritte cercando di dare forma a quanto aveva vissuto solo su carta, dai classici epici alle grandi opere fantasy fino ai libri autobiografici: non c’è una branca letteraria che non abbia visto qualche opera trasposta su schermo. I risultati, tuttavia, non sono mai stati costanti, oscillando fra ottime ricostruzioni e pellicole profondamente invise ai lettori.
Un primo esempio può venire proprio dal fantasy, e da una delle opere di trasposizione più monumentali di sempre: la trilogia de Il Signore degli Anelli. Per la regia di Peter Jackson, i tre film (La Compagnia dell’Anello, 2001; Le Due Torri, 2002; Il Ritorno del Re, 2003) sono basati sull’opera di uno dei padri del fantasy, John Ronald Reuel Tolkien. Il regista neozelandese è riuscito a portare intatto sul grande schermo, con un lavoro sicuramente immane, il fascino del mondo creato da Tolkien: le differenze con il libro non sono mancate, ma questo è da considerare ulteriore merito per Jackson. La sua trilogia, capace di vincere 17 Oscar a fronte di ben 30 nomination, coglie lo spirito dell’opera originale, riuscendo in un lavoro di trasposizione sul quale, in origine, sicuramente pochi avrebbero scommesso. Uno degli scrittori contemporanei ad aver visto più opere trasposte su schermo, sia grande che piccolo, è Stephen King. Considerato maestro dell’horror, etichetta dallo stesso accettata pur considerandola riduttiva, le sue opere sono state la base per lavori riusciti e non. Per rimanere in ambito fantasy, l’opera in assoluto più vasta di King è il ciclo de La Torre Nera. Dopo vari tentativi, finalmente un libro basato sull’opera è uscito al cinema: La Torre Nera, 2017. Pur trasponendo solo parte delle vicende della saga letteraria, il risultato è stato pesantemente criticato dai lettori: le grosse differenze e le licenze non pienamente comprensibili sono fra le componenti che hanno contribuito ad affossare la prima, travagliata trasposizione dell’opera principe di King. All’estremo opposto, invece, si colloca un film iconico come Shining, 1980. Uno dei tanti capolavori di Stanley Kubrick, è basato sull’omonimo romanzo dello scrittore americano. Con un Jack Nicholson che ha dato vita nel modo migliore al protagonista, in questo caso le pur enormi differenze con il libro originario non intaccano minimamente una delle migliori trasposizioni di King. In termini di biopic si pone invece Molly’s Game, 2017. Basato sul libro autobiografico di Molly Bloom, sciatrice costretta al ritiro per un infortunio, il film traspone fedelmente come per una serie di circostanze la protagonista si trovi a gestire partite di poker con alcuni fra i volti più noti di Hollywood. Il film si pone sullo stesso livello autobiografico del libro dal quale è tratto, offrendo uno spaccato della vita losangelina e della determinazione della protagonista. Meno convincente è globalmente considerato American Sniper, con il quale Clint Eastwood nel 2014 ha portato al cinema l’omonima autobiografia di Chris Kyle, soldato americano impegnato in Iraq: la fedeltà al materiale originario non è stata sufficiente, secondo i più critici, a trasporre fedelmente la storia sul grande schermo. Tuttavia la pellicola ha comunque ottenuto sei nomination agli Oscar, vincendo quella per il miglior montaggio sonoro, ed è stato fra i film più visti al cinema nel gennaio del 2015.
Le differenze fra libro e film da esso derivato non sono quindi di per sé stesse sufficienti a far considerare quest’ultimo un flop: pur in presenza di licenze in tal senso, un generale rispetto dello spirito dell’opera originale tende a dare al lettore un senso di familiarità. Una menzione particolare in tal senso merita un film relativamente recente: Assassinio sull’Orient Express, del 2017. Il caso è interessante perché si tratta non solo di una trasposizione di uno dei gialli più famosi di Agatha Christie, ma anche di un remake del primo adattamento di quest’ultimo, risalente al 1974. Se il primo adattamento, diretto da Sidney Lumet, tentava di trasporre nel modo più fedele possibile il giallo originario, il remake più recente è spinto da Kenneth Branagh in una direzione più vicina al dramma. Pur accomunati dalla scelta di comporre un cast stellare, i due adattamenti finiscono per differire parzialmente. Il primo è ritenuto generalmente superiore, facendo vincere a Ingrid Bergman un Oscar come miglior attrice non protagonista, mentre il secondo viene considerato un buon adattamento. Branagh ha osservato come il fenomeno dei remake possa aver avuto un peso nella valutazione del suo film; in ogni caso questo rimane, nonostante le differenze, una trasposizione di successo del libro originale.