Nonostante alcune perplessità, è arrivato in streaming la prima stagione di Suburra – La Serie su Netflix: si tratta di un progetto importante, ma non imponente esteticamente come avrebbe potuto essere, vista la location d’Eccellenza come Roma. Ma venidmo a noi e alla recensione.
Alcune scene sono indubbiamente di un bello visivo, ma non narrativo secondo me. Veniamo subito alla spinosa questione: il costante riferimento con Gomorra – La Serie mi è venuto in automatico troppo spesso, pensando il più delle volte che certe scelte sembrino esser state considerate solo per prendere un’apparente direzione diversa dalla serie tv di Sky.
Per quanto riguarda la recitazione, ho trovato gli attori bravi -abbastanza ma non troppo-, mentre l’interpretazione in sinti con cadenza romanesca… Diciamo solo che si maltollera.
Filippo Nigro ha indubbiamente il ruolo meglio scritto oltre che interpretato, è un fuoriclasse e la vicenda politica e giudiziaria richiama l’attenzione maggiore, speriamo di vedere più intrigo di Potere.
Barbara Chichiarelli è quasi sempre giusta, mentre a Claudia Gerini è toccata una parte con un personaggio che solo alla fine prende spessore, la linea narrativa secondaria della vendetta si fa subito interessante rispetto alla precedente principale dove viene fuori marginalmente.
I tre giovani protagonisti Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara ed Eduardo Valdarnini hanno un arco narrativo confusionario, adolescenziale, ribelle. Ci si chiede il perché. La risposta non è pervenuta. Nonostante siano bravi, non risultano eccellenti come ci si aspetterebbe. Il problema non nasce da loro, ma dal fatto che la prima stagione di Suburra escano fuori nove bei episodi prequel, per una puntata finale che fa da set up alla seconda stagione.
Ci sono tutti i presupposti affinché Suburra possa essere un grande progetto tanto quanto Gomorra, forse più, se si saprà puntare al vero cuore della narrazione, di cui in questi 10 episodi ho visto solo accenni. Bisogna puntare dritto al cuore della questione e dello spettatore.