Nel 1989 un ritorno in grande spolvero per Indiana Jones (Harrison Ford), con l’aggiunta di non poche novità, sia per quanto riguarda il cast, sia per quello che riguarda gli spunti avventurosi.
Le avventure dell archeologo più famoso del mondo brillano infatti di luce propria, e ciascuna tende a regalarci pezzi di un mosaico che si compone lentamente appassionando e incuriosendo lo spettatore.
Lentamente si forma infatti la figura completa del grande Indy, grazie all’uso dei flashback e di un alternanza sequel/prequel che racconta pezzi sconosciuti della vita dell’avventuroso personaggio.
E Indiana Jones e l’ultima crociata inizia con un tuffo nel passato, precisamente nel 1912. Il giovanissimo Indiana (River Phoenix) vive il suo battesimo di fuoco nel mondo dell’archeologia, cercando di impedire che un antico reperto venga rubato, purtroppo senza riuscire nell’impresa.
La scena successiva lo vede quindi di ritorno a casa, dove ad attenderlo c’è niente meno che suo padre, Henry Jones Senior (Sean Connery), che prima di fargli raccontare qualsiasi cosa, lo interroga su qualche lingua morta.
E poi uno si chiede dove Indy abbia imparato tutto quello che sa, e perchè sia così esperto. Anni dopo l’antefatto, ormai nel 1938, il nostro eroe, ormai stimato docente di archeologia, viene contattato dal miliardario Walter Donovan (Julian Glover) per proseguire un’impresa di importanza colossale: la ricerca del Sacro Graal.
Le ricerche sono state per interrotte a causa della sparizione di uno degli archeologi impegnati nella ricerca: trattasi, per l’appunto, niente meno che del Dr. Henry Jones Senior.
Alla ricerca del padre, quindi, Indy inizia la sua avventura a Venezia, dove conosce Elsa Schneider (Alison Doody), un’archeologa che si rivelerà una formidabile doppiogiochista.
Qui Indy scopre che il padre è tenuto prigioniero dai nazisti, e si reca quindi nel castello austriaco di Brunwald, dove, liberatolo, inizia la fuga dei due.
Dopo mille peripezie giungono quindi ad Alessandretta, dove si ripet e lo scontro sia con i nazisti, sia con Donovan, ciecamente e ossessivamente alla ricerca del Graal, considerato che dona, a chi beve dal calice, poteri inimmaginabili, e l’immortalità.
A questo punto la situazione si fa critica, e Indiana Jones viene costretto ad affrontare tre prove, prima di giungere alla stanza del Graal; solo lui riesce ad affrontare con successo le prove, considerato che presumono un certo livello di conoscenza e di purezza di cuore.
Il film è un degnissimo sequel, che ripropone, arricchite e al passo coi tempi (1989), le avventure di Indiana Jones, affiancato stavolta dal mitico Sean Connery, che interpreta in modo magistrale il ruolo dell’eccentrico padre.
I personaggi sono fortemente connotati, quasi come in teatro, e la vicenda salta da un’ambientazione a un’altra, ognuna più bella della successiva.
Nel cast troviamo, oltre ai protagonisti, John Rhys-Davies nei panni di Sallah, Denholm Elliott nei panni del Prof. Marcus Brody, Robert Eddison è invece il Cavaliere del Graal, Michael Byrne è il Colonnello Vogel, Kevork Malikyan nei panni di Kazim.