Torniamo a parlare di Gomorra – La Serie, solo ed esclusivamente dello spettacolo che tanto ha catturato l’attenzione e il seguito da parte degli spettatori: dopo il salto vi riportiamo alcune dichiarazioni di Marco D’Amore, uno dei protagonisti dello show nei panni di Ciro Di Marzio (detto Ciro L’Immortale), l’ex fidato del clan Savastano, che festeggia il successo e il rinnovo per la seconda stagione.
Più dei complimenti mi hanno colpito le offese, dopo la prima fascinazione la gente ha cominciato a odiare Ciro e aveva voglia di gridarlo. Mi sembra un ottimo risultato: non ci possono essere fan per un personaggio così.
Marco D’Amore ha 32 anni ed è nato a Caserta (presto lo vedremo al Giffoni Film Festival), con un’esperienza alle spalle al fianco di Andrea Renzi, Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, ma non si è fermato mai davanti alle avversità e agli imprevisti, come quello durante al provino per la parte in Gomorra – La Serie (che ha raccontato durante l’intervista a Repubblica), con il regista Stefano Sollima che gli aveva chiesto di tornare dimagrito per valutare la spigolosità del viso. Quella che abbiamo visto in tv e che rappresenta al meglio il personaggio interpretato dall’attore.
La gente che vive a Scampia ha apprezzato l’onestà con cui rappresentavo il male, mi ha ringraziato svelandomi che molte dinamiche le hanno apprese grazie alla serie, alla faccia di chi dice che un racconto del genere non ha ragione di esistere.
Sul significato di questo progetto racchiuso in una parola, Gomorra:
Un luogo della coscienza, non puoi voltarti dall’altra parte. Sollima mostra la criminalità con gli occhi dei criminali, è con quella realtà inaccettabile che bisogna fare i conti. Il set, per chi sta in quei quartieri, rappresentava ciò che vivono ogni giorno.
Infine, sul fascino del male, Marco D’Amore ha rivelato:
Ciro affascina, ma poi mostra il suo vero volto. È spietato. Ma è sempre troppo facile dividere il mondo in buoni e cattivi, la realtà è più complessa. Ciro è lo Iago dell’Otello, sono soldati che costruiscono nella sabbia. Ciro colpisce perché credi alle sue lacrime quando piange, alle carezze che dà alla figlia, e alla sua ferocia. Dentro c’è la descrizione dell’umano.