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Squadra Speciale Lipsia

Non capita spesso di avere a che fare con prodotti audiovisivi tedeschi, a meno che non li si vada a ricercare in modo esplicito. Per questo è stato divertente guardare Squadra Speciale Lipsia , su Rai2 alle 01:15.

La serie, intitolata originariamente SOKO Leipzig, derivata dal celebre film tedesco SOKO 5113, racconta le vicende di un gruppo dinamico di poliziotti, caratterizzate da un buon mix di azione e di vicende personali affrontate nella quotidianità.

Ci troviamo di fronte quella che è considerata come la “risposta poliziesca” della Germania dell’Est dell’era post-caduta del muro di Berlino, ed ha visto la luce nell’ormai lontano 2001.


Questo serial polizesco narra le vicende di una squadra efficiente e pronta all’azione, che agisce per lo più nella bellissima città tedesca di Leipzig, come suggerito dal titolo originale della serie.

Hajo Trautzschke (Andreas SchmidtSchaller) è il leader della squadra, che potremmo definire come “l’integerrimo” del gruppo, ed è affiancato da tre validi poliziotti: Jan Maybach (Marco Girnth), Ina Zimmermann (Melanie Marschke) e Miguel Alvarez (Gabriel Merz).

La bellissima Lipsia diventa quindi il bellissimo teatro per le azioni di questa squadra anticrimine, che si trova ad affrontare casi e situazioni talvolta ai limiti dell’inconsueto. Da buon serial le vicende personali e lavorative sono indissolubilmente intrecciate, così da soddisfare le esigenze di tutti gli spettatori, o quasi.

Si esplora il tema dell’amicizia, sul lavoro e non, si parla del complesso rapporto tra genitori e figli, e della gestione contemporanea di situazioni drammatiche dai molteplici risvolti psicologici per i coraggiosi protagonisti.

Uno degli aspetti positivi è la costruzione dei personaggi. Questi hanno tutti infatti un background multi-dimensionale, e raramente ci troviamo di fronte a personaggi costruiti in modo estemporaneo o privi di un qualsiasi “perché” all’interno della serie.

I personaggi non necessitano quindi di pretesti caratteriali di tipo immediato o eccesivo, dato che la trama va avanti grazie alla spinta del “motore immoto” iniziale.

Per contro le vicende non sono sempre entusiasmanti, i casi sono di interesse vario e qualche volta (anzi, spesso) un pò separati dalla realtà del possibile, tanto da necessitare a volte di espedienti narrativi all’apparenza un pò forzati per raggiungere a fatica l’epilogo.

Si ha infatti a volte l’impressione dell’intervento, a intervalli costanti, di piccoli “dei ex machina” che permettono di svoltare senza troppi preamboli le sorti delle vicende, il che a volte prende lo spettatore un po’ alla sprovvista.

In fin dei conti ho trovato personalmente l’insieme abbastanza gradevole, e ho apprezzato la caratterizzazione psicologica dei personaggi.

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