Mentre nelle sale cinematografiche, direttamente dagli USA, spopolano film come The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca e 12 anni schiavo, fortemente schierati contro ogni forma di razzismo, in Italia, in maniera più o meno velata, sembra di essere tornati indietro di almeno cinquant’anni.
Lo abbiamo già detto, la televisione è un ottimo termometro per testare le febbri deliranti di questo Paese, basti pensare al trattamento riservato al Ministro Cecile Kyenge, ricoperta di insulti e battute di pessimo gusto fin da quando è in carica. Si può non condividere il suo operato politico, ma offendere per il colore della pelle è da ignobili. Roberto Maroni la pensa diversamente, “Non capisco perché contestare il ministro sia razzismo”, dice e intanto il quotidiano La Padania lancia una rubrica intitolata “Qui Cécile Kyenge” e se non è razzismo questo…
Tanto per rincarare la dose, ad Agorà è stata esemplare la battuta di Jole Santelli di Forza Italia, che parlando di immigrazione e integrazione, ha espresso un’idea tutta sua sulle fortune di chi ha un colore di pelle diverso dal nostro:
Posso dire che devo contenere l’immigrazione, non aver nessun tipo di problema, comunque ritenere assolutamente normale che ci sia chi vive in Italia da vent’anni, è perfettamente integrato, poi magari ha la fortuna di non doversi truccare come noi, e quindi è più fortunato di noi.
Il razzismo rimane una tematica fortemente discussa ed anche un vero problema. Nei prossimi giorni si celebrerà la Giornata della Memoria e in tv fioccheranno i film sull’Olocausto e i documentari per ricordare un orrore che a quanto pare non ci ha insegnato nulla. Tra le release segnaliamo Anita B. di Roberto Faenza, liberamente ispirato al romanzo di Edith Bruck “Quanta stella c’è nel cielo”. Anita, la protagonista, è riuscita a scampare gli orrori di Auschwitz ma il film trova distribuzione in sole 20 sale italiane. Ancora una volta la dimostrazione che la cultura non vende, la storia non insegna e gli italiani preferiscono rimanere ciechi.