Nella scorsa puntata de Le Iene è andato in onda un servizio abbastanza sconvolgente sulle chiamate che il 118 riceve durante il fine settimana: nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi e ragazze in coma etilico o che hanno assunto droghe.
Le Iene mostrano con un servizio di Pablo Trincia un week-end tipo per i volontari della Croce Bianca di Milano, il lavoro duro inizia dopo l’una di notte, quando arrivano telefonate da ogni parte della città e le telefonate non sono tanto diverse tra loro: risse, pestaggi, alcol e droghe sono al centro di ogni chiamata.
C’è chi cade per terra con lo scooter o chi guida male, ma dopo un certo orario iniziano le chiamate per rissa fuori dai locali ma ci sono anche degli episodi che suscitano qualche risata perché decisamente bizzarri, come quello raccontato da uno dei volontari:
Una sera ci avevano chiamato per due ragazzi che stavano facendo l’amore e a causa di una contrazione che può avvenire, non riuscivano più a staccarsi.
Ma durante la notte tra le persone più problematiche ci sono quelle che non hanno una casa ed in particolare quando arriva l’inverno, sono in molti a rischiare di morire assiderati. I più giovani invece sono ridotti male a causa dell’alcol che spesso viene mischiato alle droghe. Per i volontari le serate sono senza sosta, il tempo di soccorrere qualcuno e arrivano nuove emergenze.
Una ragazza, Giorgia, decide di dare la sua testimonianza per far sì che la sua esperienza possa servire d’aiuto a qualcuno:
Avevo 17 anni, siamo andati in discoteca e abbiamo deciso di provare l’ecstasi.
Giorgia prosegue spiegando che in tutto l’aveva già provata tre volte ed era andata sempre bene ma in quel caso non andò come le altre volte:
Abbiamo fatto serata, siamo andati a casa di un amico, abbiamo dormito lì e l’indomani mi sono svegliata con un leggero mal di pancia. Non mi sono sinceramente preoccupata per nulla, ma nei successivi giorni ho avuto due svenimenti fino a che, qualche giorno dopo, mi sono svegliata che avevo l’ittero e alla sera comincio a sentire formicolio alle gambe, non le sentivo quasi. Ho cominciato a urlare fortissimo, la mia amica si è alzata al volo, andiamo in ospedale mi fanno gli esami e arriva questa dottoressa che mi dice “Guarda, hai i valori molto sballati, stiamo cercando di capire di cosa si tratta…”
Giorgia ha successivamente ammesso di aver assunto la pastiglia:
Da lì i medici mi fanno altri esami e si rendono conto che il mio fegato è andato in necrosi massiva, vuol dire che il fegato si autodistrugge. Autodistruggendosi era diventato come un sasso, non aveva più le funzionalità base di un organo sano, quindi il fegato produce dei fumi e quando questi fumi arrivano al cervello, annebbiano totalmente il cervello e si entra in coma. […] Mi hanno dato sei ore di vita. L’unico modo per salvarmi era un trapianto. Succede che la vita di Alessandra, che è la mia donatrice, e la mia vita si uniscono. Era una ragazza di Ancona che all’epoca aveva due anni più di me, aveva fatto un incidente in macchina e non ce l’ha fatta e i suoi genitori hanno fatto questa scelta meravigliosa e io sono ancora in vita dopo 14 anni dall’episodio.
Dentro la pasticca presa a Giorgia sono stati trovati veleno per topi e piombo, la ragazza racconta il suo percorso dopo il trapianto e tutte le conseguenze dei medicinali che deve prendere da allora. Dopo l’operazione ha deciso di raccontare la sua esperienza ai ragazzi nelle scuole per sensibilizzarli sull’argomento:
Io vivo grazie alla morte di un’altra persona ed è una cosa che non riesco ad accettare e non riesco a superare. So che Alessandra sarebbe morta ugualmente, io c’entro ben poco, però il senso di colpa rimane e rimarrà per sempre e allora io chiedo se fossero in grado di superare tutto questo, allora è giusto che provino ma se pensano di non riuscire a superare solo uno di questi eventi, è il caso che ci pensino veramente su due volte perché è vero, non sempre se assumi una pastiglia succede quello che è successo a me ma può succedere e quando succede non puoi più tornare indietro.