In questi giorni sono tanti quelli che ricordano Enzo Tortora. E se il suo Portobello viene ormai definito il “padre di tutti i format” e studiato nei manuali di televisione, la sua vicenda umana e giudiziaria dovrebbe insegnare tanto ancora oggi. Eppure le polemiche e le strumentalizzazioni continuano. Ma qui io, oggi, voglio ricordarlo così.
Devo aver visto una puntata intera di Portobello in tv, solo che ero troppo piccola per conservarne memoria. Ma di una cosa sono certa. Sono nata (in un certo senso) grazie a lui.
Mia madre me lo racconta da sempre – e specialmente il giorno del mio compleanno quando d’abitudine ormai ripercorre gli eventi di quella notte e me li racconta come se fosse la prima volta, ma il prossimo dicembre saranno 32 volte ormai che sento la stessa storia – . Mi racconta, insomma, che stava guardando Portobello, la sera prima di partorire.
Era tornata dal pronto soccorso, le avevano detto di stare tranquilla, sarebbero passati altri 10 giorni almeno prima della mia nascita. E così dopo cena, si era messa a guardare la tv con mio padre. C’era Portobello. Enzo Tortora ospitava uno strano personaggio che faceva ridere, ma ridere davvero. E loro due ancora se lo ricordano – a quel punto, infatti, se c’è si unisce anche lui al racconto della serata – . Insomma, era così divertente che a mia madre, per le gran risate, quella sera si sono rotte le acque. E via di corsa, di nuovo, all’ospedale.
Sono nata la mattina dopo, all’alba. Non mi ricordo d’aver mai visto Enzo Tortora in tv, tranne che nei programmi d’archivio delle teche Rai da adulta. Eppure mi sembra uno di famiglia. Che darei per cercare tra le teche Rai il filmato di quella notte, chissà se farebbe ridere così tanto anche me. Chissà. Qualcosa, però, mi dice di sì. Come fanno ridere ancora e ancora quei ricordi di famiglia, di quando eravamo tutti bambini, che non ci si stanca mai di rievocare.