La terza stagione di Il Trono di Spade ha esordito col botto, seguita da tantissimi spettatori, in Italia invece si perde tempo con le immancabili polemiche, l’AIART è intervenuta per criticare la serie tv e farla eliminare dal palinsesto.
Su Rai 4 è arrivata la serie Il Trono di Spade, che sta riscuotendo un successo incredibile e non solamente in Italia. Ma il nostro Paese deve sempre fare i conti con le opinioni dei cattolici, che spesso e volentieri ci impediscono di andare di pari passo con il resto del mondo. Carlo Freccero ha risposto a tono alle polemiche sollevate dall’AIART, l’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione fondata nel 1954 da Azione Cattolica, che ha richiesto addirittura di fermare la serie. Il Presidente Luca Borgomeo si è rivolto a Luigi Gubitosi:
Il programma è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione. E’ tollerabile che la Rai, servizio pubblico, alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani? Si obietta che basta cambiare canale per non subire lo squallido programma. Certo, ma perché in un Paese civile si deve sopportare l’incultura del servizio pubblico radiotelevisivo? La risposta amara è semplice: chi viola il buon senso e sperpera danaro pubblico è sicuro di non incorrere in sanzioni; chi dovrebbe erogarle è in tutte altre cose affaccendato.
La replica di Carlo Freccero, direttore di Rai 4, rispecchia quello che è il pensiero di molti spettatori. Il Trono di Spade è sì una serie fantasy fuori dal comune e forse è stato proprio questo il segreto per far appassionare il pubblico, ma in televisione vanno in onda volgarità ben peggiori e forse meno esplicite, ma probabilmente molto più dannose (come le faccine di Barbara d’Urso o La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto o i programmi di Enrico Papi, i matrimoni vip in diretta a Domenica In e Le amiche del sabato).
La prima stagione per esempio ha vinto lo Hugo Award e il più antico e prestigioso Peabody Award con queste motivazioni: «Il Trono di Spade va molto al di là di un fantasy di routine, provocando domande sull’essenza del potere e dell’impotenza, sul desiderio di regnare e sull’atto stesso del regnare. […] Il trono di Spade riceve il Peabody Award per aver interrogato il concetto di autorità all’interno di un contesto d’intrattenimento ma tematicamente ricco». Senza poi contare i moltissimi riconoscimenti tecnici e al cast ottenuti, oltre alle nomination come miglior serie drammatica ai Golden Globes e agli Emmy Awards. Ha ricevuto attenzione da parte di vari studiosi che gli hanno dedicato pubblicazioni filosofiche, ed è universalmente riconosciuta come uno dei vertici assoluti della Tv di Qualità. Certo affronta contenuti adatti a un pubblico maturo, e come tale viene trasmessa da Rai4, con tanto di bollino rosso e alcuni tagli per il passaggio in prima serata. La brutalità e la sessualità del Trono di spade non hanno però lo scopo di titillare o traviare il pubblico, ma di trattare il mondo diegetico con il realismo imposto dal racconto in modo relativamente inedito per il genere fantasy. Senza le situazioni criticate da AIART, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile di uno spietato gioco di corte pseudo-medievale. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli Dei o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle Coeffore di Eschilo.