Domani sera, alle ore 21.10, su La7d debutta Donne, Vittime e Carnefici, il nuovo programma dedicato alle donne conivolte in casi di cronaca nera: donne innocenti, vittime di brutali omicidi, ma anche donne le cui mani si sono macchiate di sangue. Nella prima puntata la conduttrice – e giornalista del TgLa7 – Francesca Fanuele, insieme ad alcuni esperti, si occuperà del Caso Gucci.
Domani sera debutta Donne, Vittime e Carnefici. Cosa ti affascina di questo programma? Perché hai accettato?
Sono sempre stata una grande appassionata di gialli. Ho passato anni (e notti insonni) a leggere i capolavori di Conan Doyle (l’autore di Sherlock Holmes), Agatha Christie, Ellery Queen. L’aspetto delle varie storie che mi ha sempre incuriosito di più è quello psicologico: capire come possa un individuo, spesso apparentemente normale, arrivare a compiere un gesto estremo. Intuire cosa scatta nella mente quando si viene trascinati a compiere un delitto, un crimine. Dunque non potevo che prendere al volo un’occasione come questa, dove si cerca di sviscerare proprio gli aspetti più nascosti e psicologici dei delitti.
Parlerete di crimini ed omicidi: come saranno raccontate le storie?
In ogni puntata ricostruiremo la vicenda attraverso una docu-fiction per rivivere in modo puntuale e drammatico i grandi gialli di cui ci occupiamo. Sentiremo parlare i protagonisti della vicenda che ci racconteranno quanto accaduto e le loro sensazioni, le loro emozioni di allora. Poi in studio, con l’aiuto di tre esperti, la dottoressa Carlini, criminologa, il dott. Massimo Lattanzi, esperto in scienze forensi e l’avv. Gianluca Paglia, cercheremo di scoprire i lati più oscuri della storia, quelli magari ancora rimasti in ombra. Soprattutto per svelarne i risvolti psicologici e psicoanalitici, ma non solo. Cercheremo anche di spiegare in modo chiaro cosa accade durante le indagini e le sentenze che sono state emesse nei diversi processi.
Non correte il rischio di cadere nella morbosità?
Assolutamente. La morbosità è esattamente quello che vogliamo evitare. Non troviamo interessante soffermarci su dettagli magari raccapriccianti che però non aggiungono nulla alla storia. Per non parlare del fatto che abbiamo il dovere di portare il massimo rispetto alle vittime di cui parliamo nonché agli altri protagonisti delle storie.
In che modo ti approccerai alle storie che presenterete?
Cercando di mantenere al contempo un distacco giornalistico e un’empatia umana. Per riuscire a sviscerare i lati più segreti una storia senza per questo prendere posizioni giudicanti o irrispettose.
Nel frattempo continui a ricoprire il ruolo di vicecaporedattore della redazione Esteri ed Economia del TgLa7. Com’è lavorare con Enrico Mentana?
Estremamente stimolante perché non puoi mai dare nulla per scontato con lui. Mentana, oltre ad avere un “fiuto” veramente raro in questo mestiere, ha una grandissima capacità di leggere le notizie e di collegarle secondo un taglio tutto suo. Ma devi essere sempre pronto a tutto. E preparato su tutto. Ti può chiedere un dettaglio anche minimo di una notizia che vuole trattare nel tg e se non sai rispondere sono guai…
Perché il vostro telegiornale ha così successo?
Bisognerebbe girare la domanda a chi ci segue. Quello che posso dirti è che proviamo a dire la verità. Senza troppi giri di parole e senza farci “condizionare”. E forse a volte ci riusciamo.
L’Agcom ha sanzionato il vostro Tg per la par condicio. Avete qualcosa da recriminarvi?
E’ molto difficile fare questo lavoro con il bilancino. Certamente in questo periodo ci vuole grande cautela per evitare di favorire i diversi candidati, ma i colleghi del politico sono bravissimi. E molto equilibrati. Se ci sono state delle sviste verranno compensate.
Che consiglio ti senti di dare a chi sogna di fare il giornalista e, magari, vorrebbe entrare nella redazione del vostro tg?
Questa è la domanda più difficile. Mi piacerebbe dirti cose meravigliose sul mondo dei giornali e delle tv ma purtroppo la realtà è un’altra: il mercato è saturo e ci sono centinaia di giornalisti a spasso. Dunque io opterei per un altro lavoro in questo momento. Certo se poi uno ha proprio il “fuoco sacro” del giornalismo o la “passionaccia” come la chiama Mentana, beh, gli consiglierei di leggere molto e di prepararsi a una lunga gavetta. Anche perché, come diceva Barzini, “il mestiere del giornalista è difficile, carico di responsabilità, con orari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sempre meglio che lavorare”! (sorride, ndr)