Di certo non è il film tipicamente natalizio, di quelli -per intenderci- che riuniscono le famiglie davanti al grande schermo, per trascorrere una serata all’insegna della spensieratezza.
Anzi, a raccontare la trama di Irina Palm si corre il rischio di essere considerati di una volgarità tremenda, poco consona allo spirito natalizio. Ci provo, con la speranza di non cadere nel triviale, chiedendo scusa sin da ora ai lettori che possono restarne scandalizzati.
Provincia londinese. Maggie è una donna di mezza età che vive una vita piuttosto modesta, in cui l’unico sfogo è il the delle cinque con le amiche, con relativo scambio di gossip.
Vedova (suo marito prima di morire le confessa di averla tradita con la vicina di casa) e con un figlio, perennemente senza soldi, sposato con una donna che mal sopporta la suocera.
L’unica consolazione è rappresentata dal nipotino, che ora rischia di morire, a causa di una malattia curabile solo nella lontana Australia. Per realizzare il sogno di guarigione del piccolo, occorrono seimila sterline, che la famiglia non ha.
E qui entra in gioco il cuore di nonna, che va a cercare fortuna in città, trovando come unica offerta quella della hostess. Ovviamente Maggie non sa a cosa va incontro e si ritroverà in un locale a luci rosse a masturbare i clienti attraverso un foro nella parete. Dopo i primi, comprensibili tentennamenti dovuti alla vergogna, si lascerà andare, fino a diventare “la mano più richiesta dai clienti”. Nasce così il mito di Irina Palm.
Scandalizzati dalla descrizione? Beh, vi assicuro che la visione del film tutto sembra, fuorché scandalosa. Merito della sapiente regia di Sam Garbarski, alla sua seconda fatica dietro la macchina da presa, che ne fa un prodotto ironico e commovente al tempo stesso, raccontando una storia scabrosa in modo raffinato e pudico.
Una Marianne Faithful al di sopra di ogni più rosea aspettativa, che riesce a calarsi perfettamente nel personaggio della nonna-mani di fata, con quell’espressività che rende alla perfezione l’idea del mondo interiore di Irina, tra sentimento e contraddizione.
Bocciato da perbenisti e moralisti, non convinti che il fine giustifichi i mezzi, è un film che merita di essere visto sia per il fine nobile della protagonista che per le emozioni che riesce a provocare.
Per chi fosse interessato, è ancora nelle sale (e ancora regge il confronto con pellicole più pubblicizzate). Se non siete tra quelli che si scandalizzano facilmente, vi consiglio di non perderlo. Difficile restarne delusi!