Abbiamo intervistato, Massimiliano Ossini, uno dei conduttori giovani più amati dal pubblico italiano, attualmente impegnato con I love Italy su Raidue.
Ciao Massimiliano. Soddisfatto del primo riscontro di I Love Italy?
Soddisfattissimo perchè lo ritengo un programma pulito. I commenti sono stati positivi… è stato gradito dall’adulto con figli al single passando per le persone più anziane. I pareri più belli sono arrivati dalle famiglie che hanno respirato una vera allegria, non facile in questi momenti difficili. E’ stata una delle serate più difficili perchè avevamo contro di tutto e di più… ma è bello che sia così perchè a noi non vogliamo vincere facile. Ci siamo scontrati contro dei colossi… ci siamo tenuti nello share che desiderava anche la rete… è andata indubbiamente bene… puntiamo sicuramente a crescere… il nostro prodotto ha un valore sociale, ossia quello di regalare un sorriso al di là di qualsiasi share ottenuto.
Prima di avventurarti in questa nuova sfida, avevi avuto già modo di studiare il format?
Lo conoscevo benissimo perchè questo format era stato portato da me in Rai tre anni fa. Io e l’autore del programma, che faceva con me Sei più bravo di un ragazzino di quinta?, avevamo intuito le potenzialità del programma, volevamo portarlo in Italia e brevettarlo. Poi, sai le cose cambiano… ti butti in altri programmi e quando l’ho visto in tv, presentato egregiamente da Claudio Lippi, sono stato felicissimo perchè avevamo avuto l’intuizione su un prodotto che avrebbe funzionato. Quando è ritornato nelle mie mani, la gioia è stata ancora più grande.
Perchè la scelta di cimentarti con un varietà puro di prima serata rispetto alle conduzioni precedenti?
Perchè Massimiliano Ossini, proprio per natura, non può fare solamente Linea Verde o Cose dell’altro Geo. Credo che il nostro mestiere debba farci sperimentare in tutti gli aspetti. E’ normale che qualcuno si specializza maggiormente in un determinato ruolo ma dobbiamo essere il più versatile possibile. Siamo dei comunicatori e dobbiamo essere in grado di comunicare qualsiasi cosa. La mia prima volta nel varietà risale a Disney Club, un programma per ragazzi, ma ci sono ritornato volentieri da adulto perchè ritengo I love Italy, un programma in cui ti diverti e mi sento molto a mio agio.
Hai avuto modo di chiedere consigli a Claudio Lippi che ha condotto la puntata zero andata in onda a dicembre 2010?
Purtroppo no perchè non lo conosco. Mi sono studiato bene la puntata, però. Se avessi avuto modo di incontrarlo in qualche studio, sicuramente gli avrei chiesto di spiegarmi bene come funzionava il programma. Sono sicuro che se gli avessi chiesto un consiglio, me l’avrebbe dato molto serenamente. Siamo due persone diverse, di due generazioni diverse ma credo che, da un professionista come lui, ci sia solo da imparare.
Non credi, che per molti aspetti, I Love Italy ricordi Furore?
Assolutamente si. Non capisco perchè ci debbano essere delle critiche se ci si ispira a bei programmi del passato. Non credo che debba essere chiusi e non riutilizzati. Proprio perchè sono belli e hanno funzionato un periodo, devono essere riproposti e non accantonati. Spesso i programmi vecchi possono essere ripresi, modificati e migliorati. Furore era fortissimo, andava bene, ha fatto crescere una generazione (anzi forse più di una) … tutti, almeno una volta, ci siamo ritrovati a cantare il motivetto di Furore. Da quello, si cerca di prendere il meglio per mettere in piedi un bel prodotto. Ritengo ci sia stato fatto un complimento perchè essere paragonati ad un programma come Furore ci ha solo onore. E poi, a me piaceva tanto.
Cosa hai cercato di portare, al programma, del tuo stile di conduzione?
Tanta energia perchè è un programma dove deve essercene tanta e arrivare a casa. I Love Italy, come lo stesso Furore, è una trasmissione dove regna la confusione. Quello che ho cercato di fare io è riassettare la situazione per far seguire il programma anche ai telespettatori da casa, perchè mi rendo conto che può dar fastidio. Spero di aver portato una conduzione molto pulita agli occhi degli spettatori, rispettoso nei confronti di chi ci stava guardando, tenendo sempre conto che stavo entrando nelle case di milioni di italiani.
Nell’anniversario per i 150 anni dell’Unità d’Italia, uno show del genere, non ha un significato aggiuntivo più importante rispetto al semplice gioco tra le squadre dei vips? Si parla, sempre più spesso, di contrapposizione tra Nord e Sud…
Il bello di questo programma è che le due squadre giocano per l’Unità d’Italia, scovando le peculiarità, le diversità storiche, politiche, sociali, geografiche, culinarie, artistiche. Visto che le differenze ci sono da oltre 150 anni, abbiamo ripreso volutamente queste diversità tra Nord e Sud per ricostruire la storia dell’Italia unita.
Hai avuto modo di condurre diversi programmi sia in Rai, sia su Sky. Quanto pensi ti valorizzi come conduttore il fatto di essere un “nomade”, che ha modo di lavorare bene su più reti?
Sono dell’idea che non siamo americani… lì è ancora forte la diversificazione tra le reti… qui, in Italia, ancora non esiste! Anzi, credo, che farebbe molta fatica ad esserci proprio per la nostra mentalità, per come siamo fatti. A mio avviso, i tre canali Rai sono al servizio dei cittadini. Per me lavorare sull’ammiraglia, o su una rete più giovane come Raidue o anche su Raitre è la stessa cosa. Sei consapevole che, in quel momento, ti stai rivolgendo al pubblico Rai… Ritengo che non dovrebbero esserci divisioni… che non si debba pensare a farsi concorrenza a vicenda perchè lavoriamo tutti per la stessa azienda. Per il tipo di programma che mi è stato affidato, mi sento un aziendalista perchè sto facendo il gioco dell’azienda per cui lavoro. Porto quello che sono per il suo bene. Da questo spirito, nasce la mia voglia di migliorarmi, instaurare un certo tipo di comunicazione ed offrire il mio personale contributo a chi paga il canone.
Sei nato professionalmente a Disney Club seguendo, a diverse tappe della tua vita artistica, il filone che ti lega al mondo dei bambini (Sei più bravo di un ragazzino di quinta?, Zecchino d’oro show). Secondo te, perchè non c’è più spazio per i contenitori della vecchia tv per ragazzi sulle reti generaliste?
Costano troppo e c’è poco guadagno. Il tema dei ragazzi è molto delicato da affrontare anche dal punto di vista delle pubblicità. Devi stare attento ai contenuti e messaggi che diffondi. Sei sotto controllo del Ministero (ed è giusto che sia così)… il modo di comunicare diventa diverso. Oggi è tutto più complicato… basta che ora accendi una telecamera… hai davanti a te quasi un’arma e può succedere di tutto, dalle immagini cruente al modo di parlare. Nella tv dei ragazzi, tutto questo non dovrebbe esserci perchè c’è un protocollo che, giustamente dovrebbero essere seguito. Tutto questo comporta lavoro, fatica, dispendio di energie ed economico. A questo punto, risulta più facile toglierlo ma sono convinto che nella politica della Rai, di molti direttori ed addetti ai lavori, ci sia la volontà di ritornare a comunicare in modo sano e ci aprirebbero nuove strade per un ritorno alla tv dei ragazzi. Intelligente, ma che certamente non può essere più quella di una volta. Faccio un parallelo… Giovanni Paolo II diceva: “Se la gente non viene a Messa in Chiesa, siamo noi che dobbiamo andare dalla gente, perchè altrimenti se aspettiamo che arrivano è più difficile”. Ritengo che sia importante andare avanti ma anche dando dei segnali senza perdere l’obiettivo principale, ossia comunicare in un certo modo evitando di fare del male… già viviamo in una società stressata, se ci facciamo venire ansia anche guardando la televisione, comunicando cattiveria, violenza in tutto quello che accade, è sbagliato.
Dopo Linea Verde, quest’anno sei approdato a Cose dell’altro Geo ottenendo lo stesso buon riscontro da parte del pubblico. Occuparti di natura, sana alimentazione ti porta fortuna…
Quando una persona crede in quello di cui parla, ci mette amore, sentimento, testa riesce a catturare anche l’attenzione dei propri telespettatori. Se ci metti un’energia, al pubblico da casa arriva. Ai rapporti che ho con la natura, dalla zootecnia all’ortofrutta passando per la nutrizione, sono particolarmente legato e quindi mi riesce forse meglio parlarne. La gente è sempre più attenta a quello che gli viene detto, che sia vero o no. Con la mia squadra, stiamo cercando di dare le tante risposte che attanagliano la nostra salute perchè, non tutti sanno che molti delle malattie arrivano proprio da una cattiva alimentazione.
Hai l’ansia dei dati d’ascolto?
Assolutamente no. Non sono quello che, il giorno dopo, deve stare a guardare quanto ha fatto. Se faccio bene e credo in un progetto, così come gli autori ed il mio direttore di rete, sono già contento. Se per esempio I Love Italy fosse andato male, non me sarebbe importato più di tanto… magari cerchi di calibrare meglio, apportando dei miglioramenti per farlo funzionare di più ma credo che un certo tipo di programmi debbano esserci proprio perchè siamo in Rai… e devi trasmettere determinate cose perchè ci stanno bene. Lo stesso punto di vista vale per Cose dell’Altro Geo, perchè se mi accorgessi, che ad un certo punto parlare di melanzana non funzionasse più, cambio il modo di farla vedere magari assaggiandola, tagliandola ma ne parlerei per tante altre volte.
Sei uno dei giovani conduttori più appprezzati e stimati sia dai direttori di rete sia dai telespettatori. Non ti senti costantemente sotto esame ogni volta che intraprendi un nuovo progetto lavorativo?
In parte si. Ma è anche vero che dietro c’è una bella preparazione. Spero di non trovarmi mai impreparato. Sto molto con gli autori. Studio tantissimo oltre le prove e poi cerchi di vedere tutto quello che potrebbe accadere. Sai, una persona, una volta, mi ha dato un consiglio: “Fai le prove come se non dovesse funzionare il video, salta la corrente e ci sei solo tu. Inventati qualcosa”. Io non c’avevo mai pensato a fare una cosa del genere. Detto questo, però, era per dire che in tutte le trasmissioni che ho fatto, ho avuto di lavorare con persone che stanno dietro al prodotto, non lo lasciano per strada. Ci credono e viene lavorato bene. Su I love Italy è stato fatto un gran lavoro. Sono stato messo in condizione di interagire in maniera eccellente con i concorrenti in gara senza far risultare una gran caciara. Si crea naturalmente un tifo da stadio ma io cerco di moderare la confusione stando un tono sotto ed usando un timbro moderato, che non ti viene facile in queto tipo di contesto. Ripeto, è stato un lavoro duro, innaturale, mi sono rimesso completamente in gioco e mi sono accorto che, invece, funziona. Io cerco di affidarmi completamente agli autori. Sai, a volte che succede?! Tutti quanti noi presentatori ci sentiamo unici padroni del palcoscenico con la presunzione di decidere tutto al 100%… io non la vivo assolutamente così.
Sei stato indicato come uno dei possibili eredi di Mike. Ti lusinga questo accostamento?
Tantissimo. Mike è stato mio ospite a Sei più bravo di un ragazzino di quinta?, sua ultima apparizione tv. E’ stata la prima volta che ha tolto i panni da conduttore per indossare quelli da concorrente. Questo onore l’ho avuto io. La cosa che mi ha fatto più felice è che aveva apprezzato il mio modo di condurre il programma. Era una persona molto colta, scrupolosa e mai impreparata sul suo lavoro. Un vero professionista. Quindi se mi si paragona ad un Corrado o Mike Bongiorno è solo un onore, artisti veri che hanno fatto la storia della tv e da cui prendere esempio ed ispirazione. E’ un pò come per gli attori essere paragonati a Mastroianni e Gassman. Magari!
E’ stato fatto il tuo nome per diversi progetti per la nuova stagione televisiva (il talent che dovrebbe sostituire X Factor su Raidue o uno spazio nella nuova Domenica In). Cosa c’è di vero?
Nulla. Proprio oggi, mi sono incontrato con gli autori di Cose dell’altro Geo per studiare la nuova formula per il prossimo anno. Indubbiamente sarei felicissimo di poter condurre qualcosa in prima serata…
Ti piacerebbe che ti venisse affidata la conduzione di The Voice (se fosse questo il format scelto da Raidue per settembre)?
E’ una trasmissione molto bella. Non è un reality, è un talent puro, in cui viene premiato chi canta bene, formando dei veri professionisti. Non è un percorso facile… si ritornerebbe a fare i provini dal vivo, devi saper cantare benissimo con continuità… devi avere una gavetta alle spalle, una voce allenata, magari frequentato un corso di canto. Al centro di tutto c’è solo il talento.